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Jürgen Klopp, l’allenatore heavy metal che non ama il calcio perfetto e le star che creano problemi – I video

L'allenatore tedesco ha costruito dalle fondamenta una squadra che lui ama definire "heavy metal". Riportando il campionato inglese in casa dei Reds dopo 30 anni

Deve averlo sognato per anni questo momento Jürgen Klopp. Da quando l’8 ottobre del 2015 ha messo piede per la prima volta ad Anfield. «Diventare campione con questo club è assolutamente incredibile», ha detto l’allenatore del Liverpool in lacrime dopo la vittoria della Premier League. Eppure dopo 30 anni di astinenza la coppa inglese rischiava di rimanere ancora una volta fuori dalla bacheca dei Reds. Era arrivata perfino la pandemia a mettere i bastoni tra le ruote a un risultato che il Liverpool rincorreva da 3 decenni. Ma si sa, le storie eroiche sono piene di intoppi e mostri. Soprattutto per chi, come Klopp, non è mai stato profeta in patria. 

L’allenatore tedesco ha costruito il successo del Liverpool da lontano. Cinque anni in cui Klopp, partito dalla panchina del Magonza, e dopo aver sfiorato la vittoria della Champions League contro il Bayern Monaco nel 2013, ha costruito una squadra dalle fondamenta. Per molti maestro, la filosofia di Klopp rifiuta la convenzionalità del calcio. Impossibile, si sarebbe detto dieci anni fa, trovare un calcio più perfetto di quello del tiki-taka del Barcellona. E infatti, l’allenatore di Stoccarda avrebbe detto dopo aver battuto Pep Guardiola: «È un calcio perfetto, ma non è il mio sport».

La perfezione non si addice a Klopp, che per il Liverpool ha sempre preferito il termine «Heavy metal». Il suo esordio sulla panchina dei Reds fu uno di quelli in sordina. In casa del Tottenham di Pochettino, che incontrerà 4 anni dopo a Madrid per incoronarsi campione d’Europa, Klopp porterà a casa solo uno 0-0. Dovrà attendere il quarto incontro agli ottavi di Coppa di Lega per far segnare un +3 al Liverpool. Ma per chi non si ritiene un estimatore del calcio perfetto, Klopp ha un rapporto maniacale con la preparazione minuziosa scandita dalla quotidianità.

Mercato e acquisti mirati

Ogni sessione di allenamento viene pianificata nei minimi dettagli. Sorridente sotto la barba, Klopp ha chiesto ai suoi ragazzi puntualità e dedizione. Nella filosofia dell’allenatore tedesco non esistono espedienti “hollywoodiani”, niente colpi di mercato da far tremare le casse della società. Passo dopo passo, le scelte del tedesco sono state calibrate e mai sopra le righe.

I festeggiamenti dopo la vittoria del Liverpool

Uno dei pochi colpi di testa è arrivato nella stagione 2016-2017 quando la società acquista Sadio Manè dal Southampton per 41.2 milioni di euro. L’anno seguente Klopp si accorge che il vero problema è la difesa. Un buco da 38 gol subiti che vede la squadra incassare la medaglia di legno della Premier League. Klopp guarda ancora a sud, a quel Virgil Van Dijk che con un esborso di 84.65 milioni di euro diventerà il difensore più costoso di sempre. Ma ora il tedesco ha la sua roccia e l’anno seguente in porta può contare anche sul talentuoso Allison arrivato dalla Roma.

Acquisti mirati alla conquista del campionato. Ma per Klopp la mentalità del vincente passa prima dall’Europa. Una competizione dura per confrontarsi con stili e tattiche di gioco differenti. Proprio a lui che quella Coppa dalle grandi orecchie è sfuggita sei volte. Serve e vuole la Champions League. Vende Coutinho. Sì, il piccolo funambolo se ne va al Barcellona per 160 milioni di euro. Ma Klopp ha le idee chiare e come ha spesso ripetuto: «Non servono star che creano problemi». Klopp ha costruito sul potenziale di giocatori come Mané, Oxlade-Chamberlain, Wijnaldum, Robertson, e ha fatto spiccare il volo a quelli come Salah.

La Champions League

Nell’anno del trionfo in Europa Klopp va vicino anche alla Premier League. Ma i 97 mostruosi punti accumulati in campionato non sono abbastanza per battere il Manchester City. Ora che la Coppa europea è nelle bacheca del Liverpool l’allenatore tedesco sa di avere alle spalle una squadra costruita su una mentalità vincente che in Europa è riuscita a ribaltare un 3-0 contro il Barcellona e segnare 4 gol al ritorno. Il genio di Stoccarda ha macinato esperienze e punti. Ore e ore di strategia e tattica. Ha fatto da cuscinetto tra la società e i giocatori: «Io vivo 100% per i ragazzi, e con i ragazzi», aveva detto.

Il ritorno in cima alla Premier

In questa pazza stagione Klopp aveva ipotecato il titolo già a metà campionato con 27 partite vinte su 29 prima dello stop causato dalla pandemia. Tre mesi più tardi Klopp è tornato ed è riuscito a riportare il Liverpool dove era stato lasciato 30 anni fa: con Kenny Dalglish sulla panchina a suggellare il 18esimo titolo nazionale. Ora l’allenatore tedesco può finalmente far segnare un 19 sugli almanacchi dei Reds, in attesa di raggiungere quel ventesimo titolo e rimarginare lo strappo con il Manchester United. Ma per quello ci sarà tempo. Ora il Liverpool può festeggiare. Trent’anni dopo.

Video di copertina: le immagini storiche del Liverpool

Credits video: Liverpoolecho.co.uk/lfc/ Football On Bt Sport

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