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Galli risponde a Guerra: «Seconda ondata come la Spagnola? Non siamo nel 1918. Ma attenti ai nuovi focolai»

Il primario dell'ospedale Sacco di Milano è scettico su un ritorno della pandemia in autunno paragonabile alla prima ondata. L'attenzione però non può calare fino ad allora, soprattutto alla luce dei recenti focolai scoppiati in varie parti d'Italia

Su un dato sono d’accordo il primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, e il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra: la pandemia di Coronavirus non è affatto finita. Ma sul timore di una seconda ondata per il prossimo autunno paragonabile a quella della Spagnola, Galli è molto meno drastico del collega.

Galli ha spiegato quanto il virus stia dimostrando di «serpeggiare dall’emisfero settentrionale a quello meridionale, e viceversa». Potrebbe essere questo aspetto ad aumentare i rischi di un ripresa dei casi a settembre: «ma non necessariamente con una seconda ondata e con le conseguenze della Spagnola, non siamo nel 1918».

L’attenzione non può che restare alta, soprattutto alla luce dei nuovi focolai scoppiati in Italia. Situazioni che devono «preoccupare quanto basta», dice Galli che sottolinea il lato positivo proprio nell’aver individuato quei focolai: «Aver trovato questi 10 focolai può essere l’espressione della capacità affinata di fare interventi a livello territoriale – dice il professore – e accorgersi di fenomeni come questi prima che sia troppo tardi». La loro stessa presenza , comunque, dice una cosa su tutte: «La stoia non è finita».

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