Passeggiava mano nella mano con il fidanzato, 25enne gay pestato dal branco a Pescara
A Pescara un ragazzo è stato preso a pugni da un branco, composto da sette giovani, compresa una ragazza, nei pressi del lungomare dopo la mezzanotte di giovedì. La sua colpa? Essere gay. Prima gli insulti, poi la violenta aggressione, come racconta Il Centro.
Cosa è successo
Il ragazzo molisano di 25 anni, che era in compagnia del fidanzato di 22, stava rientrando a casa, mano nella mano, quando è stato scaraventato per terra con una tale violenza da finire in ospedale con la mascella sinistra fratturata (e per questo è stato sottoposto a un intervento chirurgico, la prognosi è di 30 giorni).
Qualche passante, avrebbe provato, invano, a difenderlo. All’arrivo dei carabinieri, però, gli aggressori – forse minorenni – erano già fuggiti. Adesso i militari stanno acquisendo i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza della zona così da identificare gli autori del pestaggio. «Non perdono i miei aggressori, mi fanno solo tanta pena», ha detto il giovane.
L’aggressione a due ragazze lesbiche
E a Pescara, almeno nell’ultimo periodo, non si respira un buon clima. Il 23 giugno scorso, infatti, a essere state prese di mira sono state due ragazze lesbiche che avevano osato mangiare una pizza all’interno di un parco pubblico di Pescara. Poi un abbraccio e gli insulti da colui che, secondo la testimonianza della giovane, sarebbe il custode del parco. «Voi due dovete andare via. Un uomo e una donna insieme vanno bene, una donna con un’altra donna no. Non potete abbracciarvi, questo è un parco pubblico e ci sono anche bambini! Fate schifo!» avrebbe detto. Niente di nuovo, purtroppo, come hanno raccontato a Open Martina ed Erika, vittime di insulti vergognosi sui social solo perché si amano.
La piazza negata all’Abruzzo Pride
Ma quello che più stupisce è la decisione dell’amministrazione comunale, guidata da Carlo Masci (che ha vinto le ultime elezioni grazie a «una coalizione di centro-destra composta da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia»), di spostare «appena 48 ore prima» il flashmob dell’Abruzzo Pride, previsto ieri in piazza Primo Maggio, in un’area «meno centrale». Per quale motivo? Perché quella piazza – spiega il primo cittadino in un video realizzato da un attivista e pubblicato da GayNews – «non può essere utilizzata per manifestazioni diverse da quelle che organizza il comune».
Ma, gli hanno fatto notare come, l’8 agosto 2019, proprio da quella piazza, il leader della Lega Matteo Salvini avesse chiesto i «pieni poteri». «Le manifestazioni politiche sono un’altra cosa» è stata la replica, secca, del primo cittadino. Ma cosa cambia tra una manifestazione pubblica, come quella del Pride, e una manifestazione politica, come quella di Salvini?
Foto in copertina da Unsplash
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