Giovanna come la mamma della tragedia di Lecco, “incolpata” dal marito della morte della figlia: «Me la sono cercata. Se fossi stata zitta, Laura sarebbe ancora qui con me» – L’intervista
«Cara Giò, io ti amavo e non c’era bisogno di farmi passare tutto questo. Bastava solo perdonarmi perché io ti amavo e tu mi hai portato a fare quello che ho fatto e cioè alla follia. Come dicevi tu “la mente è un filo di capello” e, se tu mi avessi perdonato, tutto sarebbe tornato come prima».
Questo è il messaggio che Roberto Russo ha lasciato alla moglie Giovanna Zizzo, dopo aver ucciso il 21 agosto del 2014, nella sua casa di San Giovanni la Punta, nel Catanese, la figlia Laura, 11 anni. Un uomo che, dunque, ha addossato tutte le responsabilità di questo atroce gesto sulle spalle di Giovanna, “colpevole” – secondo l’uomo – di essersi presa una pausa di riflessione dopo aver scoperto che il padre delle sue figlie aveva una relazione da ben 7 anni con un’altra donna.
Il bigliettino
I sensi di colpa di Giovanna
Questo lo sfogo di Giovanna Zizzo a Open: «È riuscito nel suo intento, a farmi sentire in colpa. Se mi fossi stata zitta, se avessi sopportato quel tradimento, oggi mia figlia sarebbe qui con me. Mi ha castigata, in effetti è vero, mi ha “uccisa”. Non c’è un giorno, a distanza di sei anni, in cui non penso o non piango per la mia piccola Laura, per la mia dolce “peperina”. Poi me l’ha strappata in questo modo, con questa violenza».
Laura è stata uccisa nel sonno mentre dormiva sul lettone del papà insieme a sua sorella Marika. Ha colpito lei perché era quella che «mi somigliava di più» e perché, insieme alla sorella, spulciando su Facebook, «aveva scoperto la sua seconda vita». Laura è morta, Marika – anche lei accoltellata nel sonno – è viva per miracolo: tre giorni di coma e tre litri di sangue persi.
Due storie, due tragedie
Una storia, quella di Giovanna Zizzo, che richiama alla mente i fatti accaduti negli ultimi giorni nella Valsassina, in provincia di Lecco dove Mario Bressi ha ucciso i suoi figli di 12 anni, Elena e Diego, perché non accettava la separazione dalla moglie. Così ha organizzato nei minimi dettagli un’ultima giornata insieme, ha pubblicato sui social due foto con i figli (e la frase «Con i miei ragazzi sempre insieme»).
Poi, però, li ha uccisi, ha inviato una serie di messaggi WhatsApp alla moglie («È colpa tua se la faccio finita. I tuoi figli non li rivedrai più») e infine si è tolto la vita. Il papà di Laura, invece, è ancora vivo, in carcere, condannato all’ergastolo. In realtà, subito dopo l’omicidio, ha provato a togliersi la vita, con una coltellata all’addome, ma non c’è riuscito, è sopravvissuto.
Russo, esattamente come Bressi, ha portato con sé i suoi figli, per un’ultima cena. Insieme a mangiare un panino, poi al parco e infine a casa per guardare un film. Era tranquillo, scherzava, faceva il solletico alle sue bambine. Poi l’accoltellamento.
«Papà!» ha gridato la piccola Laura prima di morire accanto alla sorellina Marika che ha fatto di tutto per salvarla. Ma era troppo tardi. Lei, sopravvissuta a questa atroce tragedia, sa di essere viva per miracolo: a novembre 2019 ha rotto il silenzio trovando il coraggio di raccontare per la prima volta quell’incubo in un’intervista a Open.
Anche in questo caso, prima dell’omicidio, papà Roberto le aveva chiesto di pubblicare una foto sui social: lei, la sorellina Laura e lui, il «papi», così voleva essere chiamato. Quell’immagine, poi, è stata rimossa e cancellata da ogni dispositivo. Marika non vuole più vederla.
E poi c’è Giovanna che, esattamente come Daniela, la mamma dei gemelli uccisi in provincia di Lecco, si fidava di lui. «Io gli volevo bene, non potevo mai aspettarmi tutto questo. Probabilmente, dopo questa pausa di riflessione, saremmo anche tornati insieme. Pensate che, quando mi sono precipitata a casa sua, perché mi avevano riferito che era successo qualcosa di grave, gli ho pure detto “Amore cosa hai fatto?”.
Poi, però, ho visto le impronte delle manine insanguinate di Marika e alla fine ho visto la mia Laura, intubata, bianca. Le ho detto “apri gli occhi?”. Ma, niente, non rispondeva più». «Svegliatevi, svegliatevi, svegliatevi!», invece, sono state le ultime parole di Daniela ai suoi figli prima di prendere consapevolezza di quello che stava accadendo. Dell’incubo che stava vivendo.
La sua storia, come ammette Giovanna Zizzo, è identica a quella di Daniela e dei suoi gemelli Elena e Diego. Nel caso di Giovanna, però, c’è anche un altro aspetto che fa inorridire. In molti, anziché starle accanto, l’hanno guardata con sospetto, giudicandola e puntandole il dito contro. Anche a distanza di anni.
«Come se la colpa fosse un po’ anche mia. Io intanto mi nascondevo dietro i miei occhiali neri, non volevo incrociare lo sguardo di nessuno nel mio ergastolo del dolore. Eppure percepivo che per molti, in fondo, me l’ero cercata. Se solo fossi stata zitta…».
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