Servono 170 braccianti per la raccolta di canapa a Pescara: «Il settore è pronto a esplodere, ma ci trattano come spacciatori»
«Stiamo cercando 170 persone che vogliano lavorare per 1.200 euro al mese e 8 ore al giorno come braccianti agricoli nella raccolta di canapa, da agosto a novembre. In pochi giorni abbiamo ricevuto già mille curriculum e la maggior parte sono donne che, in effetti, hanno una marcia in più. Hanno un’incredibile precisione nel lavoro. La canapa, dunque, sta avvicinando i giovani alla terra».
A parlare a Open è Lucio Boschi, 29 anni, proprietario di Veridia, società agricola che si occupa di coltivazione di canapa e che può contare sulla bellezza di 100 ettari in provincia di Pescara, esattamente nel piccolo comune di Città Sant’Angelo. I suoi lavoratori sono tutti ragazzi, età media 30 anni, 70 le persone nell’organico (fino a 250 nel periodo della raccolta, alcuni di questi poi sono stati assunti). Il direttore di produzione, invece, ha appena 26 anni.
L’annuncio di lavoro
«Controlli, sequestri e indagini»
«Inizialmente ci consideravano dei giovani narcotrafficanti, complici anche le guardie armate nei campi per evitare i furti. Abbiamo subito controlli e pure un sequestro. Sapete come è finita? Che ci hanno dissequestrato ogni cosa dopo due anni. Peccato che, dopo tutto quel tempo, la canapa non era più utilizzabile, l’abbiamo dovuta buttare via. E per noi questo è un danno, un vero e proprio handicap. Oltre, ovviamente, ad essermi beccato un’indagine per spaccio» ci racconta Lucio. Niente di nuovo, purtroppo, come ha spiegato a Open Luca Fiorentino, fondatore di una società che produce e distribuisce cannabis light. Anche lui indagato per spaccio.
«L’Italia potrebbe essere leader nella coltivazione di canapa»
«In Italia c’è il miglior clima al mondo per coltivare canapa, persino gli americani vogliono investire nel nostro Paese. E, invece, cosa succede? Che non siamo liberi di correre, che ci stiamo facendo scappare opportunità uniche e investimenti dall’estero (nella sua società, ad esempio, ha investito un fondo olandese di proprietà canadese, ndr). Questo è un mondo pronto ad esplodere, potremmo essere paragonati addirittura al settore dell’alta moda o a quello dei vini».
«Abbiamo le stesse potenzialità, potremmo dare lavoro a migliaia di persone, potremmo essere i leader nella coltivazione di canapa. E, invece, non abbiamo leggi chiare, rimaniamo nell’ombra e intanto continuiamo a finanziare il mercato nero, in mano alla criminalità, che con la cannabis, non quella light, non quella controllata, fa affari d’oro. Il nostro, insomma, potrebbe essere il settore trainante del nostro Paese, specialmente in un momento di crisi come questo a causa dell’emergenza sanitaria del Coronavirus».
«La legalizzazione? Gesto di grande civiltà»
La soluzione? «La legalizzazione sarebbe davvero un gesto di grande civiltà». E lo hanno capito anche i 16 parlamentari che, qualche giorno fa, hanno protestato davanti a Montecitorio. «Basta tabù, bisognerebbe informarsi meglio. Pensate che una volta è venuto a coltivare canapa nei miei campi anche un candidato di centro-destra vicino alla Lega. Insomma non sono tutti uguali, c’è anche chi si informa senza pregiudizi».
Infine c’è un dato importante a cui, però, finora nessuno ha dato peso: «Durante il Coronavirus le vendite di cannabis light sono letteralmente schizzate. Come mai? Il blocco del mercato nero. Questo significa che in molti hanno preferito la cannabis che provoca solo rilassamento a una che fa “sballare”. Negli USA, ad esempio, la tendenza del consumatore medio è quella di non usare canapa con alti indici di Thc. Chi la consuma non vuole strafarsi ma solo rilassarsi. Prendiamo esempio da loro».
Per candidarsi all’opportunità di lavoro offerta da Veridia basta mandare un curriculum a candidature@veridia.it
Foto in copertina di Open
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