Crisanti: «Troppa euforia: Zangrillo tra due mesi potrebbe pentirsi». Il primario del San Raffaele: «Serve buonsenso, sennò richiudete tutto»
Scontro tra virologi ieri 30 giugno a Cartabianca su Raitre, con il botta e risposta tra Andrea Crisanti e Alberto Zangrillo sul tema che divide da giorni gli esperti sui rischi concreti della pandemia di Coronavirus e i suoi possibili sviluppi nel prossimo autunno. Un faccia a faccia che ha ormai soppiantato del tutto i dibattiti politici in tv, soppiantati da quelli tra gli scienziati, in particolare tra i due che finora hanno avuto le posizioni più distanti tra loro su come considerare l’andamento della pandemia e sui rischi di una seconda ondata, come detto anche da Guerra dell’Oms che ha paragonato il Coronavirus alla Spagnola.
Tra i più convinti sostenitori della cautela in questa fase di calo dei contagi e delle vittime, il capo del laboratorio di Microbiologia e Virologia di Padova è tornato a bacchettare chi in questo periodo stia cedendo a facili entusiasmi sulla scomparsa del virus: «Penso che questo senso di euforia ci induce necessariamente ad abbassare la guardia. E il professor Zangrillo – ha aggiunto Crisanti – non vorrei che tra due o tre mesi si pentisse di aver in qualche modo indotto a comportamenti meno coerenti con il pericolo che abbiamo passato: il virus c’è ancora».
Zangrillo non incassa la frecciata del collega, che già in passato aveva criticato per il suo allarmismo «da irresponsabile» e convinto della scomparsa del virus dal punto di vista clinico. E sulle parole di Crisanti, il primario del San Raffaele di Milano interviene netto: «Questa affermazione del professor Crisanti io non la posso accettare. Io ho solamente detto la verità. Poi se volete richiudere l’Italia in zona rossa da domani, fatelo pure».
Crisanti ha richiamato lo studio che lo vede tra i firmatari sui casi a Vo’ Euganeo. In quella ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature, il virologo ha dimostrato come gli asintomatici hanno la stessa capacità di contagio rispetto a chi ha sintomi. Sono casi meno gravi che non portano all’ospedalizzazione, dice, ma con un rischio: «Se ci portiamo dietro tutti questi casi anche in autunno, è molto probabile che si accenderà il virus». E anche su questo Zangrillo è rimasto della sua, invocando «buonsenso, dobbiamo comportarci con buonsenso: la multa del povero ragazzo in panchina non è buonsenso».
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