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Durante il lockdown, la Caritas ha assistito mezzo milione di persone: «Tra loro il 34% di nuovi poveri»

01 Luglio 2020 - 12:11 Giulia Marchina
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Tra i servizi nati durante l'emergenza quelli di ascolto e accompagnamento telefonico; è stato incrementato l'acquisto di farmaci e prodotti sanitari. È nata un'attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi

Durante l’emergenza Covid Caritas ha assistito quasi 450.000 persone, di cui il 61,6% italiane. Di queste il 34% sono “nuovi poveri”, cioè persone che per la prima volta si sono rivolte alla Caritas. È questo quanto emerge dal rapporto pubblicato dall’organismo Cei riguardo i mesi più difficili della pandemia. In questo periodo 92.000 famiglie in difficoltà hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

Dalle rilevazioni effettuate proprio da Caritas, condotte dal 3 al 23 giugno, si sono rivolti ai centri diocesani per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari e saltuari che non godono di ammortizzatori sociali. Non solo: hanno chiesto aiuto lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi o stagionali in attesa del bonus. Tra i nuovi poveri anche pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe. I dati raccolti si riferiscono a 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale.

Non solo povertà

Un’emergenza sanitaria, quella da Covid, che ha fatto emergere disagi e problematiche latenti e che ha reso problemi già esistenti ancora più marcati. Dai problemi burocratici e amministrativi, alle difficoltà delle persone in situazione di disabilità o handicap. La Caritas ha evidenziato mancanza di alloggi in particolare per i senza dimora, diffusione dell’usura e dell’indebitamento, violenza maltrattamenti in famiglia, difficoltà a visitare o mantenere un contatto con parenti e congiunti in carcere. Inoltre, ha preso il largo la diffusione del gioco d’azzardo e le scommesse.

Il ruolo della Caritas

«Piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto», racconta Caritas Italiana. «Complessivamente, grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, i servizi forniti – conclude Caritas – sono stati molteplici: dispositivi di protezione individuale e fornitura igienizzanti, pasti da asporto e consegne a domicilio».

Sono poi nati servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, è stato incrementato l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari. È nata un’attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi. E ancora: sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio e il doposcuola, presenza in ospedale e nelle Rsa e servizi di accoglienza per infermieri e medici.

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