Il premier olandese Rutte sul Recovery Fund: «Per l’Italia solo prestiti, niente contributi a fondo perduto. In futuro deve imparare a fare da sola»
«I rapporti tra Italia e Olanda sono eccellenti. I miei con Giuseppe Conte sono amichevoli e forti. Le relazione tra i nostri due Paesi sono migliori di quanto si possa pensare». Nell’intervista che ha concesso a Sette, il magazine del Corriere della Sera in edicola domani, il premier olandese Mark Rutte mette le mani avanti, prima di lanciare una frecciatina al nostro Paese e ribadire che la sua posizione, in quanto leader dei quattro Paesi frugali, è dire no ai contributi a fondo perduto per aiutare gli Stati Ue più colpiti dal Coronavirus.
«Siamo pronti ad aiutare l’Italia. La trattativa sul Recovery Fund sarà dura, ma un compromesso è possibile», dice Rutte. Compromesso che secondo il premier olandese passa per i prestiti, lasciando cadere dunque la proposta dei contributi a fondo perduto. Secondo il piano presentato dalla Commissione Ue, il fondo di aiuti sarebbe di 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi di contributi a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti, la fetta più grande della torta andrebbe all’Italia.
Ed è proprio quest’ultima prospettiva a non convincere l’Olanda, insieme ai contributi a fondo perduto. «Dobbiamo aiutare anche gli altri Paesi come la Spagna, colpiti dalla pandemia. Anche noi siamo stati colpiti duramente. Gli Stati che oggi necessitano e meritano aiuti, in futuro devono essere capaci a fare da soli». Per il premier olandese, «è cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola». Il pacchetto d’aiuti che il premier immagina per il nostro Paese passa per i prestiti perché «sappiamo che la sostenibilità del debito italiano non sarà diminuita da nuovi prestiti». «Anche questi sono aiuti», insiste Rutte.
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