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«Un bravo educatore ma è gay». La storia di Marco, vittima di insulti omofobi sul lavoro

02 Luglio 2020 - 14:07 Fabio Giuffrida
educatore
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«Essere omosessuale non significa essere un pedofilo, un maniaco o un manipolatore di menti. Significa solo una cosa: portarsi sulle spalle l'ignoranza altrui» ha detto Marco, 33 anni, di Lucca

«Un genitore ha detto “Marco è un bravo educatore ma i finocchi questo lavoro non possono e non devono farlo”. Una pugnalata alle spalle, avrei preferito me lo avesse detto in faccia». A dirlo è Marco Dianda, 33 anni, educatore in un asilo nido a Lucca, che ha sfogato tutta la sua amarezza in un post su Facebook. Discriminato per il suo orientamento sessuale, l’ennesimo episodio di omofobia in Italia. La sua “colpa”? Essere gay.

Il post su Facebook

Lo sfogo di Marco

«La mia professionalità non deve essere oscurata da quello che dovrebbe essere un dettaglio insignificante, il mio orientamento sessuale. Se un omosessuale non può fare l’educatore di nido perché “contronatura” – aggiunge il giovane – allora ditemi, essere eterosessuale è la condizione base per trattare bene i bimbi? Ogni eterosessuale diventerà sicuramente un buon educatore o genitore? Essere omosessuale non significa essere un pedofilo, un maniaco, un manipolatore di menti o altro. Significa solo una cosa: portarsi sulle spalle l’ignoranza altrui».

Non farà più l’educatore

Intanto Marco ha deciso di fare un passo indietro, di lasciare il suo lavoro (per studiare per la «laurea magistrale») perché «sottopagato e ignorato dalla politica che non ne coglie l’importanza». «Me ne vado con la consapevolezza che, per la quasi totalità dei genitori, sono stato un buon educatore ma che per pochi altri, a causa del mio orientamento sessuale, non lo avrei mai dovuto/potuto fare» ha concluso.

La legge contro l’omofobia

Un episodio, quello di Marco, che si aggiunge ai tre casi di omofobia in Abruzzo in una sola settimana: il più grave ha visto protagonista, suo malgrado, un ragazzo gay di 25 anni pestato dal branco. Intanto è approdata in commissione Giustizia alla Camera la legge Zan contro l’omobitransfobia: «Un testo ancora migliorabile», come ha spiegato a Open il segretario generale di Arcigay.

Foto in copertina da Facebook

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