Legge elettorale, lo stop di Italia Viva: «Non faremo saltare la maggioranza, ma l’accordo è stato fatto senza di noi»
Mes, Dl semplificazioni, Regionali, taglio delle tasse, Dl rilancio e adesso anche legge elettorale. Altro nodo da sciogliere per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, chiamato ancora una volta a lavorare di fino, nel suo ruolo di mediatore, per trovare una sintesi. Il tema questa volta è dei più insospettabili: la nuova legge elettorale.
Del “Germanicum” o “Brescellum” (dal nome del relatore pentastellato Giuseppe Brescia) si ritorna a parlare dopo che ieri la conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso che il provvedimento approderà in aula il 27 luglio. Nuovo tema e, nemmeno a dirlo, nuove polemiche in seno alla maggioranza.
I dubbi di Italia Viva
«Non abbiamo mai detto che verremo meno agli accordi, ma va detto che questo accordo è stato preso quando ancora non eravamo Italia Viva. Comunque è da pazzi parlare adesso di legge elettorale, con le priorità che ci sono e i tanti provvedimenti urgenti che attendono di essere approvati. Gli italiani non capirebbero», hanno spiegato esponenti di Italia Viva a Open.
Ma l’impressione che se ne ricava è che i renziani puntino a un rinvio del provvedimento, o comunque a una sua ridiscussione con conseguente modifica. E il modello dal quale ripartire sarebbe quello per l’elezione dei sindaci, come ha scritto Matteo Renzi nella sua e-news di oggi: «Si faccia una legge maggioritaria, in modo che la sera delle elezioni si sappia chi ha vinto», ha scritto il leader di Italia Viva, rilanciando un vecchio cavallo di battaglia: «noi continuiamo a essere per l’unica legge elettorale che funziona: quella dei sindaci».
Cosa prevede il “Brescellum”
Rispetto al sistema maggioritario il Brescellum va in direzione decisamente opposta. Si tratta infatti di un sistema proporzionale ispirato al modello tedesco (da qui anche la definizione di Germanicum), che elimina la quota di maggioritario (36%) presente nell’attuale legge elettorale (Rosatellum). Vengono così cancellati i collegi uninominali. Ma non solo.
L’altra grande novità è l’innalzamento della soglia di sbarramento al 5%. Ed è proprio questo il punto cruciale. Con una simile soglia di sbarramento, stando alle percentuali indicate dagli attuali sondaggi, partiti come Italia Viva, Azione di Carlo Calenda o Leu, che spaziano all’interno della forbice 2,5-3,5%, rischierebbero non poco.
Ma c’è anche il “diritto di tribuna”
La legge, però, in relazione a quei piccoli partiti che rischierebbero di restare fuori dal Parlamento, si propone di «garantire un diritto di tribuna a quelle formazioni politiche che non raggiungono le soglie di sbarramento», prevedendo che «alla Camera, siano eletti i candidati di quelle formazioni che ottengono almeno tre quozienti in almeno due Regioni, mentre al Senato siano eletti i candidati che ottengono almeno un quoziente nella circoscrizione regionale».
Pericolo numeri al Senato: i possibili scenari
Il vero problema per il governo però sono i numeri. Non tanto alla Camera, quanto al Senato. L’assottigliamento della pattuglia di senatori che sostengono l’esecutivo, unitamente a un possibile niet di Italia Viva, rischierebbe di far saltare tutto. Gli scenari, a questo punto, potrebbero essere tre.
Il più estremo vedrebbe Pd e M5s forzare la mano, andando avanti con l’iter e ricorrendo anche alla fiducia. Altra ipotesi è la modifica del testo, con l’introduzione di elementi più congeniali ai renziani. Ultima possibilità un rinvio o comunque una dilazione dei tempi, aspettando che nuove intese siano mature.
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