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«I neri qui non entrano»: impedito l’ingresso al pub a 6 ragazzi africani. Uno di loro: «Non ci ho dormito la notte, basta razzismo» – L’intervista

05 Luglio 2020 - 21:56 Fabio Giuffrida
A Open parla il ragazzo vittima di un episodio di razzismo che ha trovato il coraggio di denunciare. Orfano di genitori, è arrivato in Italia su un barcone. Fa il giardiniere, il muratore e ama giocare a calcio

«Ci hanno detto “sei nero, qui non puoi entrare”. E non è la prima volta, un altro episodio di razzismo è capitato a Carnevale quando ci è stato negato l’accesso in discoteca dopo che avevamo pagato il biglietto. Insomma, una brutta storia, non ci ho dormito la notte». A parlare a Open è Ali Omar Fofana che non ha potuto trascorrere una serata in tranquillità con i suoi amici, tutti calciatori, perché non gli è stato consentito di entrare all’interno dell’Antico mercato di Marsala, a Trapani (il mercato del pesce che la sera si trasforma in luogo dove mangiare, ballare e divertirsi). Il motivo? Il colore della sua pelle.

Facebook | Ecco la squadra di calcio di cui fanno parte i sei ragazzi

Il video della vergogna

«Mi dicono che non possiamo farvi entrare. E poi, scusami, entra e guarda se c’è qualche tuo connazionale». Queste le parole del buttafuori che ieri sera ha negato l’ingresso ai ragazzi, come si vede in un video postato su Facebook. «Io non sono razzista, ho tanti amici neri» aggiunge. Nel frattempo, però, tanti altri giovani facevano accesso al mercato, anche in gruppi, senza mascherina, come se nulla fosse accaduto, come se il Coronavirus non fosse mai esistito.

«Non è la prima volta» che succede

«Noi non fumiamo né beviamo alcol. Siamo calciatori, tutti con permesso di soggiorno, non facciamo del male a nessuno. Un episodio simile, in realtà, è capitato anche a febbraio quando ci hanno negato l’accesso al Palazzetto dello Sport, trasformato per l’occasione in una discoteca, dopo che avevamo pagato 10 euro a testa. Il motivo? Sei ragazzi, tutti maschi, neri, magari potevano dare fastidio alle ragazze», racconta a Open Ali, raggiunto mentre si trova in compagnia di Erino Baldassare Licari che lui chiama «papà».

La storia di Ali

Facebook | In foto Ali Omar Fofana

Suo «papà», in realtà, non è altro che il presidente della U.S.D. Petrosino Marsala Black Star, una squadra di calcio, in seconda categoria, formata da ragazzi neri (circa 30) con storie difficili alle spalle. «Prima di parlare dovrebbero conoscere la storia di questo giovane. Io l’ho assunto come collaboratore domestico, è un ragazzo d’oro. Lo sanno, ad esempio, che Ali ha perso i genitori perché uccisi, davanti a lui, da una banda armata? Lo sanno che è arrivato in Italia, nel 2013, a bordo di un barcone, rischiando la vita, e che ha lasciato in Gambia una sorella da sola a cui ogni mese invia dei soldi? Lo sanno che Ali fa il muratore, il giardiniere e sa anche dipingere le barche?».

È amareggiato Erino – professore di matematica di 63 anni, presidente della squadra di calcio Petrosino Marsala – che, però, tiene a precisare: «La Sicilia è una terra di accoglienza. Ultimamente il clima è cambiato, pensate che hanno costituito, proprio a Marsala, un gruppo giovanile della Lega».

La reazione del sindaco di Marsala

Si registra, infine, l’intervento del sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo (Pd) che si dice «amareggiato» per quanto accaduto: «Vorremmo che non si verificasse mai più un episodio del genere nella nostra città e che non fosse necessario stigmatizzare alcun comportamento, come tocca fare invece oggi». Il video è stato già inviato alla Polizia municipale «per i dovuti accertamenti, in seguito ai quali prenderemo gli eventuali provvedimenti del caso».

Foto in copertina da Facebook | Elaborazione di Open | Video da Facebook

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