Nuovi focolai di Coronavirus, il caso Emilia-Romagna dove i contagi raddoppiano ogni 6 giorni: «Crescita preoccupante»
La mappa della diffusione dell’epidemia in Italia è in continua evoluzione, ma la cosiddetta “crescita esponenziale”, espressione in voga nei mesi di marzo e aprile, sembrava essere un lontano ricordo. Sembrava, perché a Bologna e in Emilia-Romagna il Coronavirus è tornato a diffondersi a una velocità preoccupante.
A livello provinciale, su tutto il territorio nazionale, stanno comparendo dei nuovi focolai: si accendono in vari punti del Paese, con maggior frequenza nelle regioni confinanti con la Lombardia. C’è una cautela particolare per il focolaio della Bartolini di Bologna: si tratta di un’azienda che si occupa di trasporto di beni e consegna di pacchi, i cui dipendenti entrano in contatto con centinaia di persone ogni giorno.
All’interno del magazzino, il 27 giugno, c’erano 107 contagiati su 328 casi testati: circa un tampone su tre è risultato positivo. Un altro aspetto rilevante nella trasmissione del virus è il numero di asintomatici, 95 su 107. Si tratta di dipendenti, loro famigliari e conoscenti. Non manifestando i sintomi, hanno potuto trasportare il virus per molto tempo e le caratteristiche del loro lavoro hanno favorito i contatti con più persone.
Oltre agli aspetti evidenti, c’è una spiegazione numerica che allarma sulla situazione di Bologna e dell’Emilia-Romagna: la crescita del contagio è di tipo esponenziale, ovvero geometrico. «Significa che se si osserva il totale dei nuovi casi giornalieri, negli ultimi 8 giorni, si delinea un crescita che raddoppia a cadenza regolare», afferma il matematico Giovanni Sebastiani, ricercatore del Cnr.
«Vedendo la curva dei nuovi casi giornalieri e tralasciando le fluttuazioni che possono derivare dalle variazioni nei tamponi – continua Sebastiani -, l’incidenza dei contagi è in aumento: basta fare la differenza, giorno per giorno, a partire dal 27 giugno a oggi e si nota che nella provincia di Bologna i nuovi casi raddoppiano ogni 6,3 giorni e per l’Emilia-Romagna il raddoppio avviene ogni 8,2 giorni».
Si tratta dei cosiddetti tempi di raddoppio che indicano una crescita geometrica, del tutto assimilabile alla diffusione del virus in Italia a marzo. «È lo stesso modello con il quale cresce la popolazione mondiale, lo sviluppo demografico degli essere umani. Con il covid, nella sua crescita esponenziale, succede che una persona ne contagia in media “x”, ciascuna di quelle “x” contagiano altre “x” e il risultato è pari a “x al quadrato”. A ogni passo, a ogni generazione, il numero viene moltiplicato per questa costante “x” iniziale».
Fino al 7-8 marzo scorso, l’epidemia in Italia si trovava in piena fase esponenziale. Poi, il 12 marzo, il Paese è entrato nel periodo di lockdown e il 25 marzo, dopo circa 14 giorni – il periodo raccomandato per la quarantena -, abbiamo assistito a livello nazionale a un’inversione del picco. Ma già da una settimana dall’implementazione delle misure di contenimento più dure, già si vedeva una flessione.
«Al momento la crescita esponenziale per Bologna e l’Emilia-Romagna avviene già da 8 giorni. La cosa preoccupante è che, dal 27 giugno a oggi, non si è visto nessun segnale nell’appiattimento della curva – aggiunge Sebastiani -, siamo a metà dei 14 giorni standard e non sta cambiando nulla». Il focolaio, guardando i dati, appare tutt’altro che risolto al momento.
A raddoppiare, quindi, è la differenza tra il numero dei nuovi casi, con cadenza regolare, registrati dal 27 giugno a oggi. Cosa che non avviene nei focolai a Roma e a Mondragone. «Secondo me i prossimi territori da tenere d’occhio sono quelli del Centro Italia: assisto a una crescita preoccupante, dal punto di vista numerico, in provincia di Chieti, di Pescara e de L’Aquila – conclude Sebastiani -, è ancora presto per dirlo, ma se tra quattro giorni queste province non invertono la rotta, potrebbero diventare le prossime zone rosse».
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