Consiglio dei ministri notturno, sul tavolo del governo semplificazioni e piano nazionale delle Riforme
Previsto per le 21.30 e con un lungo ordine del giorno, il Consiglio dei ministri è cominciato intorno alle 23: sul tavolo del governo il decreto semplificazioni, ma anche il Pnr, ovvero il Programma Nazionale di Riforma, il disegno di legge di assestamento di Bilancio e il Rendiconto dello Stato, nell’ambito delle risposte alla crisi provocata dal Coronavirus. Protagonista il cosiddetto “modello Genova”, ma ci sono novità in arrivo anche per gli appalti, in tema di «stabilità finanziaria degli enti locali» e per «l’organizzazione del sistema universitario».
Al centro dello scontro politico c’è soprattutto l’individuazione di quelle grandi opere pubbliche ritenute necessarie per la ripartenza del Paese. Il decreto potrebbe essere approvato «salvo intese», segno che nella maggioranza la quadra resta difficile da trovare.
Semplificazioni
La bozza di un centinaio di pagine e una cinquantina di articoli entrata in Cdm, definita dal premier Giuseppe Conte la «madre di tutte le riforme», prevede nuove semplificazioni, ma anche il dare un’accelerata ai cantieri e modifiche ai rapporti con la pubblica amministrazione. Al momento sarebbero confermate nell’ambito delle assegnazioni degli appalti le deroghe per un anno. È prevista anche una revisione dei reati di responsabilità erariale e abuso d’ufficio. L’intento è poi quello di dare un’accelerata alla digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione.
Tra le novità, la possibilità di redigere le autocertificazioni che si potranno fare via app, una connessione effettiva tra le banche dati e l’acquisizione dei dati che basterà inserire una sola prima volta. Novità anche nella velocizzazione delle Via, le valutazioni di impatto ambientale, e nell’ambito della banda larga. Svolta “verde” con provvedimenti per la diffusione dele colonnine di ricarica delle auto elettriche, anche in autostrada.
Novità per gli appalti
«Dobbiamo sbloccare 120 miliardi di opere, seguendo il modello Expo, non il modello Raggi», sostiene Matteo Renzi. Lo scontro politico vede infatti da un lato Italia Viva e M5s, che sulla scia della posizione del premier chiedono che il cosiddetto “modello Genova” applicato per il ponte Morandi venga esteso il più possibile alle opere pubbliche che verranno. Dall’altra parte Leu e il Partito Democratico temono che quel modello non sia così facile da replicare, e chiedono che la lista delle grandi opere in mano a commissari straordinari sia limitata.
La bozza del decreto semplificazioni in Cdm prevede fino alla data del 31 luglio del prossimo anno nuove soglie per gli appalti senza gara, tema al centro dello scontro politico: ci saranno diversi scaglioni per lavori, servizi e forniture. Sui rischi del superamento delle norme attuali si è già espressa l’Authority anticorruzione.
Fino a 150mila euro si prevedono appalti diretti, mentre per lo scaglione successivo – fino ai 5 milioni di soglia comunitaria – sono previsti diversi operatori da mettere a confronto. Oltre, viene prevista una procedura preferenziale per quelle opere che serviranno al superamento della crisi provocata dalla pandemia: a tal fine verrà realizzato, entro la fine dell’anno e con uno o più dpcm (su proposta del ministero delle Infrastrutture, sentito il dicastero dell’Economia e delle Finanze e “previo parere delle competenti commissioni parlamentari”), un elenco di “interventi infrastrutturali” la cui responsabilità verrà affidata a “commissari straordinari”. Entro giugno dell’anno prossimo potrebbe poi essere stilata una seconda lista.
I provvedimenti arrivano in cdm a notte fonda e alla vigilia di una visita istituzionale del premier in Spagna e Portogallo: qui la partita europea entra nel vivo con il Recovery fund. Il Piano nazionale delle riforme presentato oggi dal ministro Roberto Gualtieri sarà il cuore della strategia che l’Italia porta a Bruxelles.
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