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Un mese di Immuni: pochi download e tanto disinteresse. Serve ancora un’app di contact tracing?

07 Luglio 2020 - 08:10 Valerio Berra
L'8 giugno è cominciata la sperimentazione in quattro regioni. Oggi i download sono arrivati a 4,1 milioni. Basteranno per fare in modo che l'app sia davvero efficace?

Una traccia digitale. Sicura, verificabile e soprattutto facile da ripercorrere in caso di contagio. Quando l’epidemia di Coronavirus ha cominciato a montare le app di contatct tracing sembravano uno degli argini migliori per il contagio. Non è stato così, almeno nel nostro caso. A un mese dai primi test i dati di Immuni non sono esattamente confortanti.

Lo scorso 8 giugno è cominciata la sperimentazione in quattro regioni: Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia. L’unico dato che si conosce su questa prima fase è quello della Liguria: dopo cinque giorni i codici dell’app sono stati attivati per tre pazienti positivi al Covid-19. Dal sistema sanitario è partita così la notifica a tutti i contatti che l’app aveva registrato nei giorni precedenti alla diagnosi. E in tutto il resto d’Italia?

Quante persone hanno scaricato l’app e quanti avrebbero dovuto farlo

immuni
IMMUNI | La schermata di notifica in caso di esposizione al contagio

Secondo uno studio pubblicato dal Big Data Institute di Oxford, uno dei pochi documenti attendibili al momento su questo tema, perché si possa registrare un effetto concreto sulla curva dei contagi le app come Immuni dovrebbero essere scaricate da almeno il 20% della popolazione. Facendo qualche proporzione, in Italia vuol dire che 12 milioni di persone dovrebbero avere Immuni sul loro smartphone.

Secondo lo staff della ministra dell’Innovazione Paola Pisano al momento l’app sarebbe stata scaricata da 4,1 milioni di persone. I numeri più alti di download si sono registrati nelle prime giornate di lancio e poi c’è stato qualche picco in concomitanza con le campagne di sensibilizzazione o i fatti di cronaca legati all’epidemia. Dallo staff spiegano ad esempio che dopo l’esplosione del focolaio di Mondragone c’è stato un numero importante di download in quell’area.

Come stanno andando le app di contact tracing nel mondo

Il paragone più semplice è quello con la Germania, dove Corona Warn-App è arrivata a 15 milioni di download. Un numero consistente, anche contando che la popolazione del Paese è più alta di quella italiana: 83 milioni contro 60 milioni. In Germania la percentuale di persone che hanno scaricato l’app è arrivata così al 18%, a ridosso della soglia consigliata da Oxford.

Guardando oltre il caso tedesco, i numeri non vanno però molto meglio. Secondo dati aggiornati al 25 giugno in Francia l’app StopCovid è stata scaricata da 1,8 milioni di utenti, anche se poi 460mila di questi l’hanno disinstallata. E in totale sono state inviate solo 14 notifiche di avvenuto contagio. In tutto il mondo, Immuni rimane comunque la seconda app di contact tracing più scaricata basata sui protocolli Apple e Google.

Il virologo Lopalco: «Siamo un popolo strano, c’è poco da fare»

ANSA | Pierluigi Lopalco

Pierluigi Lopalco guida la task force della Puglia per l’emergenza Coronavirus. La sua è una delle regioni che hanno aderito alla prima sperimentazione, un test senza troppi risultati visto che l’app non è stata utilizzata nemmeno una volta: «Bisogna specificare però che abbiamo avuto pochissimi positivi dall’inizio della sperimentazione e di quelli che abbiamo avuto nessuno aveva Immui. Molti casi erano importati, venivano dall’estero e non avevano scaricato l’app».

Per il virologo le ragioni dello scarso utilizzo di Immuni sono due. Da una parte c’è il momento in cui è stata lanciata, una fase in cui l’epidemia dava già segni di ritirata, dall’altra l’assenza di un senso di coesione nazionale davanti al rischio:

«L’attenzione generale sull’epidemia sta cominciando a calare. Magari si sarebbe dovuto investire un po’ di più nella comunciazione. La scarsa adesione all’app Immuni fa il paio alla scarsa adesione al test sierologico nazionale: circa il 50% delle perssone contattate si è rifiutata di farlo. Non si è riusciti a creare attorno a questa epidemia un senso civico di unità nazionale. Sono molto franco. Siamo un popolo strano. C’è poco da fare».

I costi di Immuni

Invitabile chiedersi i costi di tutta l’operazione. Sia per lo sviluppo sia per la campagna di comunicazione. Sempre secondo lo staff della ministra Pisano la risposta a questa domanda è semplice: zero. Sia la software house Bending Spoons che le aziende che si sono occupate della comunicazione avrebbero lavorato pro bono a tutti i passaggi del progetto.

Il futuro dell’app di contact tracing italiana

Al di là di quella quota del 20%, c’è un altro fattore da considerare. Guardiamo l’esempio di Mondragone. Se tutti i cittadini avessero avuto l’app, il focolaio si sarebbe potuto arginare subito e si sarebbero potuti isolare i singoli casi, senza mettere in quarantena intere palazzine.

Il futuro di Immuni potrebbe essere proprio essere proprio qui, come conferma Lopalco: «Penso anche al caso Bartolini. Se almeno nelle aziende fosse sollecitato l’utilizzo di Immuni avremmo uno strumento molto efficace a nostra disposizione. Soprattutto se l’epidemia dovesse riaccendersi».

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