Il Mose rispunta nel dl Semplificazioni. Quanto è costato finora e a che punto è l’opera che doveva essere pronta nel 2016
Il 10 luglio si va in scena: le 78 paratoie del Mose si solleveranno tutte insieme, davanti agli occhi della ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. O almeno, così dovrebbe andare secondo i programmi.
Il test inizialmente era stata fissato per il 30 giugno ma è stato rimandato per fare altre prove ed evitare che qualcuna delle paratoie si blocchi sul fondo della laguna. Il Mose rientra nell’elenco dei cantieri sbloccati dal Decreto Semplificazioni, una lista di opere pubbliche che attraversa l’Italia, dal raddoppio della Genova-Ventimiglia al potenziamento della Salerno-Reggio Calabria.
Il limite per la realizzazione della barriera che difenderà Venezia dall’acqua alta è fissato per il 2021, come spiegava a novembre la ministra De Micheli: «Non prometto che faremo prima, ma che faremo di tutto per fare prima». Il Mose accompagna la storia della laguna dal 2003, quando sono iniziati i lavori per la sua costruzione. Una storia complessa, fatta di test falliti, indagini e rallentamenti.
I costi e i tempi di realizzazione
Scenari di produzione esercizio 2020 a finire: è questo il titolo del documento, pubblicato lo scorso aprile, che fornisce la proiezione più attendibile delle spese che bisogna sostenere per completare il Mose. A firmarlo sono stati Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola, i commissari del Consorzio Venezia Nuova che raccoglie le imprese che sono al lavoro su quest’opera. Il report era indirizzato a Elisabetta Spitz, supercommissaria scelta dal governo lo scorso novembre per garantire che l’opera sia operativa entro fine anno.
Dai dati contenuti in questa relazione la cifra fissata per concludere tutti i lavori dell’opera è di 6 miliardi e 195 milioni di euro. Quasi due miliardi in più rispetto alla previsione che era stata fatta all’inizio dei lavori, quando il budget massimo era stato fissato a 4 miliardi e 272 milioni di euro. Molti di questi investimenti sono stati già fatti. Al momento i soldi già stanziati per l’opera sono stati calcolati a 5 miliardi e 493 milioni di euro.
Il progetto avrebbe dovuto concludersi nel 2016. Dietro a questo ritardo di cinque anni c’è stato sicuramente qualche problema tecnico ma soprattutto un’inchiesta guidata dalla Guardia di Finanza. Il 14 giugno del 2014 le Fiamme Gialle hanno arrestato infatti 35 persone coinvolte a vario titolo nel Mose con accuse di corruzione, concussione e finanziamento illecito. Alcuni processi, in cui gli imputati hanno scelto il patteggiamento, si sono già conclusi con la conferma delle condanne.
Perchè non è mai stato attivato
12 novembre 2019. Le previsioni meteo lo avevano annunciato ma era difficile aspettarsi un’ondata di maltempo del genere: 187 cm. Molto vicino alla soglia più alta mai registrata, quella dei 194 centimentri del 1966. I danni hanno riguardato tutta la città sulla laguna, dalle gondole incagliate nelle strade alle librerie distrutte dall’acqua. Il giorno dopo gli occhi sono andati tutti sul Mose, quella diga mobile che nonostante 16 anni di lavori non si era alzata neanche di un centrimetro.
Alberto Scotti, l’ingegnere che ha progettato l’opera, aveva spiegato a la Repubblica che non era neanche immaginabile metterla in moto: «Sarebbe stato un atto di pura incoscienza. Dovete togliervelo dalla testa, il Mose non può ancora proteggere Venezia perché non è finito. Sarebbe stato come guidare una Ferrari senza i freni».
Il prossimo 10 luglio quei freni dovrebbero finalmente essere testati e le 78 paratoie alzarsi insieme. Il Mose infatti è composto da quattro dighe mobili: due al porto di Lido, una al porto di Malamocco e un’altra al porto di Chioggia. Quando arriva l’acqua granda ognuno di questi tratti si attiva, alzando i pannelli (le paratoie) da cui è composto. In questo modo il Mose non solo dovrebbe proteggere la città ma anche le navi che qui troverebbero rifugio durante le tempeste.
Secondo i dati pubblicati da La Nuova Venezia, per tenere attivo il Mose servono 100 milioni ogni anno. La sabbia, l’acqua salata e i moti delle correnti sono infatti elementi molto corrosivi e bastano poche paratoie non funzionanti per compromettere il lavoro di tutta la diga. Visto che diversi tratti sono stati posati molti anni fa, alcune paratoie hanno già fatto registrare dei malfunzionamenti.
È il caso di quelle di Treporti, una delle due barriere del porto di Lido: lì sono state calate in acqua nel 2013. Il 10 luglio, a ogni modo, l’obiettivo è dichiarato: avviare per la prima volta tutto il Mose. Senza intoppi.
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