Il calciatore Keita (ex Lazio e Inter) paga vitto e alloggio a 150 braccianti: «Avrebbero dormito in strada»
«Mi sono commosso per la vicenda e ho iniziato pensare a come risolvere il problema». L’attaccante senegalese del Monaco Keita Baldé Diao scende in campo – non per giocare in Ligue 1, il campionato francese non è ripartito a causa del Coronavirus-, ma per aiutare 150 suoi connazionali che non riuscivano a trovare un luogo dove dormire a Llerida, in Catalogna. Nella regione spagnola, dove il calciatore senegalese è cresciuto, alcuni braccianti avrebbero rischiato di «dormire in strada» se il 25enne non fosse intervenuto.
«Sono nato da genitori africani che hanno dato tutto per arrivare in Europa e dare un futuro migliore ai loro figli: per questo quando vedo situazioni del genere provo sempre ad aiutare. L’ho fatto con tutto il cuore, perché mi ritengo un ragazzo di cuore: non era una cosa pensata per finire su Instagram, ma per risolvere un problema», ha detto Keita in un’intervista al Corriere. Il calciatore, dopo aver visto un video del portavoce dei lavoratori stagionali della zona, si è messo in contatto con lui per risolvere il problema.
Il suo gesto sarebbe rimasto anonimo, «ma c’erano questioni burocratiche che stavano complicando le cose e sono dovuto uscire alla luce. È andata bene così: se non mi fossi esposto credo che i lavoratori avrebbero continuato a dormire in strada». Keita, nell’intervista, ha affrontato anche il tema del razzismo: «Darei tutti i soldi che ho guadagnato in questi anni, se servissero a far sparire il razzismo. Ma dipende dall’educazione e dai valori delle persone».
E sulle discriminazioni che si ripetono negli stadi del nostro Paese ha affermato: «In Italia il problema si ripresenta spesso e bisogna fare in modo che accada meno. A volte sono pochi scemi a comportarsi male. Però c’è gente cattiva, che cerca di attirare l’attenzione e non va sottovaluta».
Il senegalese, oltre ad aver pagato vitto e alloggio ai braccianti in Spagna, porta avanti molte iniziative benefiche con il collega del Liverpool Mané: «Abbiamo gli stessi progetti, nei nostri villaggi d’origine: aiutiamo a costruire scuole, moschee, ospedali, strade. Il presidente ci ha convocato, è un onore. E il nostro sogno è che nascano altri dieci Mané e dieci Keita».
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