Da una banconota ritrova l’uomo che la salvò dalla marcia della morte di Auschwitz: «Mi scrisse un messaggio di speranza»
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Una storia lunga 75 anni. Quella di Liy Elbert, una donna di origini ungheresi sopravvissuta ad Auschwitz. Nell’aprile del 1945 un uomo la salva dalla marcia della morte e le consegna una banconota con scritto sui bordi un messaggio: «All’inizio di una nuova vita, buona fortuna e felicità».
La banconota è rimasta per tutti questi anni nei cassetti della memoria di Lily Elbert – ora 90enne e cittadina inglese – e scoperta per caso un giorno di pulizie tra i ricordi della sua vita con il nipote Dov Forman di 16 anni. La stessa età che aveva Elbert quando fu liberata. È stato proprio il nipote a convincere la bisnonna a cercare quel soldato che le aveva restituito la libertà e la vita con poche semplici parole. Una scommessa che Forman ha fatto alla bisnonna sicuro che nell’era dei social sarebbe stato facile trovare una persona.
«Ho pensato che fosse semplicemente fantastico e che l’avrei condiviso con il mondo», ha spiegato Forman a Skynews. «Ho scherzato con la mia bisnonna che avrei potuto trovare il soldato in 24 ore». E così è stato. «Con l’aiuto di Twitter, siamo riusciti a farlo», ha detto Dov.
July 5, 2020
Ci ha pensato l’Auschwitz Memorial a condividere la ricerca del 16enne in un tweet che in poche ore ha ottenuto migliaia di condivisioni. E così finalmente il John Doe americano ha avuto finalmente un’identitià e un nome. Si trattava del soldato americano Hayman Shulman.
«Non avevamo un pezzo di carta, non avevamo nulla, non puoi saperlo, non puoi spiegarlo, soprattutto oggi», ha detto Elbert. «Le persone non riescono a capire che eravamo esseri umani senza nulla: tutto ciò che avevamo era il nostro corpo».
Elbert ha raccontato che in quegli anni aveva perso tutto e tutti: la madre, la sorella, il fratello, zii e zie. Il nipote ha poi scoperto che il soldato Shulman è morto sette anni fa. Ma non importa perché Lily Elbert potrà ora incontrare in video chiamata la sua famiglia e suoi figli per raccontargli il gesto del padre e come le cambiò la vita.
«Quest’uomo era stato davvero il primo tocco umano che avevo ricevuto e questo significa davvero molto».
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