«Che regalo vuoi per la laurea? Un pezzo di terra», la storia di Roberto che ora coltiva erbe aromatiche
«Per la laurea vorrei un pezzo di terra», questa la richiesta che Roberto Carbone, 25 anni, siciliano, laureato in Scienze e Tecnologie Alimentari all’Università di Catania, ha fatto ai suoi genitori poco prima di discutere la tesi. Altro che auto («l’ho comprata adesso ma di seconda mano»), altro che vacanza. Roberto aveva le idee chiare, complice la passione trasmessa dal nonno: lavorare la terra.
Rosmarino, menta e origano
«Mi sono trovato di fronte a un bivio, restare nella mia terra o andare fuori. Alla fine ho deciso di stare qui, scommettendo tutto sul territorio, sull’Etna», ha spiegato a Open. Ora è proprietario di “Sari”, piccola azienda agricola alle pendici dell’Etna, in Sicilia, che può contare su un terreno di poco meno di un ettaro coltivato a erbe aromatiche. Dal rosmarino alla menta, dalla salvia all’origano con un occhio di riguardo per la pera coscia e la mela cola. Tritate e imbustate, le piante diventano aromi per condire carne e pesce.
«Un ritorno alla terra»
Un giovane che dà lavoro ad altri giovani: «Ho degli operatori stagionali, ragazzi che si occupano della raccolta e dell’essicazione. Nel campo ci lavora soprattutto un ragazzo perché, è vero, c’è stato un ritorno alla terra». I suoi clienti sono fuorisede e single innamorati del “brand Sicilia”. Durante il lockdown, a marzo, l’azienda di Roberto ha passato momenti non facili: un fortissimo calo, una crisi senza precedenti. Poi le vendite sono tornate a salire: +76% ad aprile.
Roberto ha pensato a tutto, anche agli aspetti negativi, come l’interesse della mafia sui suoi terreni. «Ci ho riflettuto ma ho sempre pensato che magari, all’inizio, non si fanno avanti. Non abbiamo chissà quali fatturati. Anche se, sono sincero, qualche chiamata me l’aspetto. Noi, però, siamo giovani e dobbiamo cercare di contrastare questi fenomeni negativi con la cultura» ha aggiunto. Qualcuno, intanto, ha tagliato i ganci del banner pubblicitario fuori dal suo campo e subito dopo alcuni malviventi sono entrati nei suoi terreni tagliando la recinzione ma« senza fare grossi danni». «Atti vandalici», dice lui.
Foto di Roberto Carbone
Leggi anche:
- Si laurea in medicina Massimo, il figlio del primo medico italiano morto per Coronavirus
- Il blocco del Coronavirus ruba braccia all’agricoltura, l’appello ai giovani per aiutare nei campi: in centinaia hanno già aderito
- Servono 170 braccianti per la raccolta di canapa a Pescara: «Il settore è pronto a esplodere, ma ci trattano come spacciatori»
- La regolarizzazione dei lavoratori stranieri parte a rilento. La ministra Bellanova: «Sconfitta? Ogni uomo sottratto al caporalato è una vittoria»
- Coronavirus, agricoltori e distributori bio: «La quarantena non ci ferma, resistere senza supermercato si può»
- Messa in regola dei lavoratori stranieri, parlano i braccianti: «Non è abbastanza, ma è qualcosa. I decreti Sicurezza ci hanno tolto tutto»
- Altro che distanziamento sociale, in Sicilia la spiaggia di Marina di Ragusa è stata presa d’assalto: non c’è spazio per altri ombrelloni