Sardegna, ancora cemento sulle coste? La nuova legge preoccupa gli ambientalisti
«Voglia mattonara», così l’associazione ecologista Grig (Gruppo d’Intervento giuridico onlus) ha definito la proposta di legge approvata dal consiglio regionale della Sardegna che mette a rischio le coste. Il testo, approvato con 31 voti favorevoli, 20 contrari e un astenuto, permette alla Regione di agire liberamente sul Piano paesaggistico regionale (Ppr) e di non essere più vincolata all’obbligo di concordare con il ministero per i Beni e le attività culturali i limiti di azione sulla fascia costiera.
La proposta, arrivata dalla maggioranza di centro-destra, guidata dal governatore regionale leghista Christian Solinas, è stata presentata in consiglio come intervento mirato al completamento della nuova strada statale a quattro corsie Sassari – Alghero, sulla quale il Mibact aveva dato parere negativo.
La protesta
«La motivazione dichiarata è nient’altro che una foglia di fico», scrive il comunicato del Gruppo d’Intervento giuridico, «ed è smentita dalla prossima riunione del Consiglio dei ministri che approverà definitivamente il completamento della strada». Secondo gli ambientalisti e le opposizioni (Pd, Leu, M5S e Progressisti) la decisione avrebbe l’obiettivo di cementificare parti della costa ancora libere e sbloccare i maxi progetti edilizi al momento fermi.
Italia Nostra e Wwf Sardegna si uniscono alla segnalazione del Grig, ritenendo le norme approvate incostituzionali. «La proposta di legge è palesemente esorbitante rispetto alle competenze della Regione. Propone un’interpretazione al di fuori dei canoni previsti dalla Corte Costituzionale che permette una revisione solo nel caso di dubbi interpretativi», spiega Stefano Deliperi del Grig. «Nel caso del Piano paesaggistico regionale, ormai in vigore da 14 anni, non c’è alcun dubbio. Le disposizioni sono piuttosto chiare e coinvolgono il Mibact. La regione autonoma non può eliminare lo Stato da questa competenza».
Il rischio è la riscrittura delle parti fondamentali del Ppr e quindi di aree agricole, beni identitari e zone costiere che per il 75-80% sono protette da uno specifico provvedimento di vincolo paesaggistico. «Oltre alla segnalazione al governo perché effettui ricorso alla Corte Costituzionale, stiamo portando avanti una petizione per la salvaguardia delle coste sarde. Le 32mila firme finora raccolte fanno ben sperare», racconta Deliperi.
In arrivo una proposta ancora «più pericolosa»
I tempi dell’ipotetica cementificazione delle coste non sarebbero immediati ma successivi alla riscrittura del Piano paesaggistico regionale. Deliperi fa sapere di un pericolo ancora più imminente: «La cementificazione dovrà aspettare la riscrittura del Ppr da parte della Regione ma a questo proposito è molto peggio il disegno di legge della Giunta che andrà in consiglio regionale tra qualche settimana. Attraverso un Piano Casa si intende dare nuove volumetrie sulle coste e sulle aree agricole. Questo permetterebbe la ripresa dell’edificazione immediatamente».
Le coste a rischio
Gli esempi di grandi progetti edilizi che potrebbero trovare nuova linfa con la legge approvata sono numerosi. Oltre a Costa Turchese a Olbia, progetto della società della famiglia Berlusconi, sono in pericolo le Nuraghe Gibe Truttiri di Castiadas, Capo Malfatanto a Teulada, dove nel 2007 erano sbarcati i Benetton, Cala Junco a Villasimius, l’ampliamento delle strutture alberghiere di Piscinas, la distesa di sabbia della Costa Verde già occupato da una struttura, distante dal mare appena 150 metri.
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