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L’austriaco Kurz sui fondi Ue per il Covid: «Il problema non sono i soldi, ma che non si spendano per i bonus vacanze»

Il cancelliere austriaco è tornato sulla questione degli aiuti predisposti dall'Unione europea per i paesi colpiti dal Coronavirus

Per il momento la moral suasion di Giuseppe Conte con i cosiddetti “Frugal Four” (Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Austria) che vorrebbero ridurre i fondi stanziati dall’Unione europea a sostegno dei paesi colpiti dal Coronavirus, non sta dando i frutti sperati. Dopo l’incontro con il premier olandese Mark Rutte, finito in un nulla di fatto, oggi Conte incassa anche un nuovo “no” da parte del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il quale sembra nutrire dubbi sopratutto riguardo il programma di spesa dei fondi europei.

«I finanziamenti vanno spesi per le riforme»

Un conto è spenderli «per la difesa del clima, la digitalizzazione e il sostegno delle riforme», sostiene il politico sovranista in un’intervista alla Fas, un altro è spenderli «non per le riforme ma per i buoni vacanze…o per l’aumento incondizionato di un salario minimo, questo non aiuta il miglioramento della competitività».

Non si tratta dunque soltanto del volume complessivo dei fondi, anche se rimane un fattore non secondario. «Non va dimenticato – continua Kurz – che il regolare bilancio europeo, con i suoi oltre 1.000 miliardi di euro, è già da solo un pacchetto di aiuti […] Inoltre c’è il Mes, che è ben lontano dall’essere esaurito».

«Un’unione dei debiti non si potrà fare»

Ma il cancelliere austriaco non è totalmente critico nei confronti dell’Italia. Anzi, sempre durante l’intervista alla Fas, Kurz mostra di apprezzare le riforme intraprese dall’Italia in termini di «abbattimento della burocrazia, lotta all’evasione fiscale, sistemi economici competitivi», arrivando addirittura a dire che possono servire come esempio per l’Unione europea.

Kurz è meno conciliante invece per quanto riguarda le origini dei finanziamenti: in un’altra intervista, alla Frankfurter Allgemeine am Sonntag, il Cancelliere torna a ribadire che «un’unione dei debiti con noi non si potrà fare».

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