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«Noi cameriere trattate come schiave. Senza riposi, senza contratto e per 3,50 euro l’ora»: la storia di Alessia

12 Luglio 2020 - 09:19 Fabio Giuffrida
alessia incontro
alessia incontro
Con un messaggio WhatsApp, Alessia ha detto di no all'ennesima proposta di lavoro umiliante. Una guerra che, però, rischia di combattere da sola. Intanto non ha un lavoro, perché nessuno vuole farle un contratto

«Mi hanno chiesto di lavorare in un locale, come cameriera, per 10 ore al giorno e per 3,50 euro l’ora, senza riposo settimanale e senza contratto. Sono condizioni inaccettabili, basta ho detto di no». A parlare a Open è Alessia Incontro, 38 anni, cameriera di Villasmundo (frazione di 4mila abitanti del comune di Melilli, a Siracusa), che – con un messaggio WhatsApp – ha rifiutato un’offerta di lavoro umiliante. L’ennesima. «Basta vendermi all’ennesimo ricatto. Ci trattano come degli schiavi, siamo sottopagati e sfruttati. E poi c’è il problema dei controlli» ci spiega.

Open | Il messaggio WhatsApp

«I controlli? Assenti»

Alessia, che fa questo lavoro da 20 anni, è convinta che ci siano «pochi controlli» e che manchi un sindacato forte che difenda la categoria: «Prima dell’arrivo dei controlli da parte delle forze dell’ordine, arriva sempre la telefonata al locale. Ed è in quel momento che il proprietario mi dice “togliti il grembiule e siediti”, così non mi hanno mai beccata sul fatto. Ma io non ci sto più, basta» ci dice.

«Ho sempre lavorato in nero»

«Ho sempre lavorato in nero, pochissimi i contratti che ho avuto, comunque quasi tutti a prestazione, a chiamata in cui, su un mese, dichiaravano appena 1-2 giorni. Adesso, infatti, mi ritrovo con circa 4 anni di contributi su 20 effettivamente lavorati» ci confessa. Una situazione insostenibile e lesiva non solo dei diritti dei lavoratori ma anche della dignità della persona.

Il gruppo WhatsApp

Alessia, che è un fiume in piena, ce l’ha anche con i colleghi che, dopo le lamentele, si piegano alle condizioni dei proprietari dei locali. Insomma non trovano il coraggio di ribellarsi: «Durante il lockdown, avevo creato un gruppo WhatsApp in cui chiedevo ai miei colleghi di fare squadra, di non tornare più a lavoro a queste condizioni. Eravamo 70, ora invece siamo rimasti in 3-4 a combattere questa “guerra”. Da soli. Tutti gli altri hanno ceduto e, adesso, ovviamente lavorano. Noi no». Una situazione difficile al punto che Alessia ha dovuto chiedere un aiuto economico alla sua famiglia.

60 cameriere lasciano un hotel in Sardegna

Intanto 60 cameriere hanno lasciato l’hotel in cui lavoravano – il resort di Cala Gonone a Nuoro, in Sardegna – perché la richiesta dei proprietari sarebbe stata quella di prendere servizio con «una paga più bassa e per più ore al giorno». Condizioni che le 60 lavoratrici di Dorgali non hanno accettato: per questo sono state sostituite dalla sera alla mattina.

Lo sfruttamento e il precariato in Italia

Una storia che, purtroppo, non può dirsi isolata. Non solo i camerieri, ma anche i braccianti agricoli o le colf. Tutti lavoratori sfruttati e sottopagati. Basti pensare che, secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, il tasso di irregolarità nei rapporti di lavoro in agricoltura sarebbe pari al 39%.

Nel settore domestico e di cura sarebbero almeno 865mila gli irregolari su 2 milioni di lavoratori e la situazione è altrettanto grave nel settore della ristorazione, dove è l’Istat a spiegare che il nero arriva a cifre enormi, sebbene si tratti, appunto di servizi aperti al pubblico (e quindi, almeno in teoria, più suscettibili ai controlli). Numeri da far paura che rischiano di diventare sempre più drammatici a causa della grave crisi economica che sta attraversando l’Italia a causa del Coronavirus.

«Il tasso di irregolarità dell’occupazione è più alto tra le donne, nel Mezzogiorno, tra i lavoratori molto giovani e tra quelli più anziani. Su questo aspetto pesa molto il settore economico in cui si lavora: il tasso è infatti al 23,8% in agricoltura, al 6,6% nell’industria in senso stretto, al 16,0% nelle costruzioni e al 13,9% nei servizi, con punte che, in quest’ultimo comparto, toccano il 17,1% nel settore degli alberghi e dei pubblici esercizi, il 23,8% nelle attività ricreative e ben il 58,3% nel comparto del lavoro domestico» scrive l’Istat nel rapporto annuale 2020.

Se cercate una cameriera in zona Siracusa o Catania, potete scrivere a fabio.giuffrida@open.online. Sarà nostra premura inoltrare le eventuali offerte di lavoro ad Alessia Incontro

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