Un mondo più green e solidale, il sondaggio tra Millennial e GenZ: la pandemia non cancella la speranza, ma sul lavoro c’è più paura
Il disastro climatico è già avvenuto, ma non è troppo tardi per limitarne le conseguenze. Il primato del profitto sull’essere umano è la realtà in cui viviamo, ma non è l’unico mondo possibile. Secondo quanto è emerso da uno studio di Deloitte, i millennial e i giovanissimi della Generazione Z non hanno perso le speranze per il futuro. E pensano che la crisi sanitaria ed economia da Coronavirus possa essere una lezione da cui imparare per ricomiciare.
L’epoca tardo-capitalista e post-pandemia non è l’apocalisse – con buona pace di tutte le serie tv sulla fine dell’umanità. Gli effetti del Covid e le rotture provocate dal lockdown con il “vecchio” hanno messo sotto i loro occhi la possibilità concreta del cambiamento. Nello studio «The Deloitte Global Millennial Survey 2020», pubblicato a inizio luglio, i ricercatori hanno analizzato le opinioni di quasi 28mila persone in oltre 40 Paesi tra gli 11 e i 39 anni, sia prima che dopo la diffusione del Covid-19. Quel che ne è emerso è una visione consapevole delle criticità, ma anche la voglia di praticare il cambiamento – rinforzata dalla stessa pandemia.
«Le giovani generazioni sanno che la società post-pandemia può essere migliore della precedente – scrivono nello studio – e sono tenaci abbastanza da farla diventare realtà». Quel che è emerge è un quadro complicato, ma sicuramente ambizioso:
- Quasi la metà degli intervistati nel pre-pandemia (il 48%) si sentiva stressata per la maggior parte del tempo. Ma le rotture con i modelli del passato prospettate dalla pandemia hanno fatto scendere i livelli di ansia di 8 punti in entrambe le generazioni;
- Prima della pandemia, la metà degli intervistati era certa che fosse troppo tardi per riparare ai danni del disastro climatico. Una percezione che è migliorata guardando all’impatto del lockdown sui livelli di inquinamento: vedere come una riduzione dei ritmi produttivi abbia migliorato le cose ha ridato speranza per il futuro;
- La pandemia ha portato un senso più forte di responsabilità individuale. I tre quarti degli intervistati hanno dichiarato che la pandemia li ha resi più empatici verso gli altri e desiderosi di avere un impatto positivo sulle loro comunità;
- Entrambe le generazioni hanno dichiarato che da ora in poi saranno più impegnate nel preferire i commercianti locali alle grandi multinazionali
La nota dolente: le prospettive sul lavoro e sull’economia
L’idillio ottimistico resta comunque sporcato dalle preoccupazioni in campo economico e lavorativo. In tutti i Paesi presi in considerazione, le giovani generazioni vedono nelle loro finanze la prima fonte di stress e la maggior parte di loro ha ora più remore nel cambiare posto di lavoro e buttarsi in un’altra realtà.
In Italia, nello specifico, la fiducia nel fatto che la situazione economica migliorerà nel post-pandemia è scesa di due punti tra i millennial e di 1 tra la GenZ rispetto alla domanda sul futuro posta prima del Covid-19. Prima della pandemia, il 30% dei millennial e il 40% per cento della Gen Z aveva
preso una pausa dal lavoro a causa dello stress. Ora, in questo senso, pare esserci meno coraggio. L’Italia, inoltre, gioca una partita a sé anche per quanto riguarda l’interesse sulle questioni ambientali: dal 43% di gennaio si è passati al 35% di aprile.
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