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Beatrice, atleta insultata perché disabile: «Mio padre ha provato a difendermi ed è stato picchiato. Ora ho paura» – L’intervista

13 Luglio 2020 - 19:38 Fabio Giuffrida
Nonostante l'aggressione, l'atleta della Nazionale di basket in carrozzina non si perde d'animo

«Ho avuto paura per mio padre, perdeva sangue e non potevo aiutarlo. Mi tremavano le mani. Io e mia madre urlavamo ma nessuno ci ascoltava mentre questo signore, robusto, picchiava mio padre. Dagli insulti – “Stranieri di mer*a, tornate al vostro Paese”, “Handicappata di mer*a” – è passato al pestaggio e infine alle minacce. Ci ha detto: “Io ho un lungo curriculum criminale, in Italia la giustizia bisogna farsela da soli”. Adesso ho un po’ di paura, temo che questa persona possa ritornare davanti al mio cancello di casa». A parlare a Open è Beatrice Ion, 22 anni, atleta della Nazionale di basket in carrozzina, vittima di una vera e propria aggressione davanti alla sua abitazione, alla presenza dei suoi genitori. I fatti si sono verificati giovedì scorso ad Ardea, in provincia di Roma.

La storia di Beatrice

In realtà era la prima volta che qualcuno la insultava per le sue origini. Beatrice, infatti, è di origini rumene ed è arrivata in Italia quando era ancora piccola, in cerca di una cura: «Sono nata sana ma probabilmente la reazione al vaccino per la poliomielite mi ha fatto perdere l’uso delle gambe. Avevo appena tre mesi», ci spiega. Ora l’atleta, che ha la cittadinanza italiana, studia Scienze della Comunicazione a Teramo, è fidanzata e vive la sua disabilità con grande serenità: «Da piccola mi insultavano per la mia carrozzina, mi prendevano in giro, non volevano giocare con me».

Poi la scelta di inseguire il suo sogno, quello di giocare a basket: «Mi sentivo diversa. Grazie allo sport ho scoperto che c’erano tante ragazze come me. Il basket mi ha dato una possibilità, mi ha salvata. Penso, ad esempio, ad Alex Zanardi, per me un modello, una persona straordinaria, un esempio di forza, un uomo che non si è arreso».

La paura dopo l’aggressione

Adesso, però, quell’incubo è tornato: «Tutto per un posto auto, di cui ho diritto, davanti alla mia casa. Da questo, secondo me, è scaturita l’aggressione». Ma la cosa che le ha fatto più male è che nessuno sia intervenuto per difenderla: «Tutti a guardare e nessuno che ha fatto qualcosa, nessuno dei vicini di casa». Intanto il padre – che era intervenuto per difenderla davanti al cancello di casa – è finito in ospedale con uno zigomo e un dente rotti.

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