Stage e tirocini? In Lombardia non paghi neanche l’affitto
Della diretta Facebook di Giuseppe Sala del 10 luglio ci si ricorda di una cosa sola: le gabbie salariali che il sindaco ha tirato fuori per parlare delle differenze di stipendio tra Nord e Sud in rapporto al costo della vita. Eppure, durante il suo intervento, il sindaco di Milano ha toccato anche un altro tema spinoso: quello della retribuzione degli stagisti e dei tirocinanti che arrivano in città per fare un periodo di esperienza sul lavoro. Si tratta dello strumento in assoluto più utilizzato negli ultimi anni come politica attiva del lavoro. E che, molto spesso, prende la forma dello sfruttamento.
E proprio il termine «sfruttamento» è stato usato dal primo cittadino milanese – anche se, diplomaticamente, Sala ha indorato la pillola con un complemento di quantità. «La cosa che non va è quanto sono pagati i giovani a Milano», ha detto. «Questo è anche un problema politico: dietro lo stage e dietro queste formule si nasconde a volte un po’ di sfruttamento giovanile».
Il riferimento di Sala è andato, nello specifico, alle aziende e gli enti che sfruttano oltre i limiti di orario – e di competenze – la forza lavoro giovanile chiamata, invece, ad altre e più mirate mansioni. Ma volendo rimanere nelle linee della legalità e lasciando da parte il problema (seppur cruciale) del rapporto sbilanciato tra formazione e impiego durante i mesi di pratica – che si traduce spesso in un’occasione per gli enti di impiegare manodopera a basso costo – le cose non vanno molto meglio.
Nel 2018, la Lombardia – che ospita in media circa un sesto di tutti gli stage a livello nazionale – ha pubblicato i decreti dirigenziali a definizione degli standard di convenzione (e cioè un rapporto lavorativo diverso dal contratto vero e proprio) e di progetto formativo, entrati ufficialmente in vigore il 9 giugno di quell’anno. Facendo due conti in tasca, anche capitando in realtà virtuose gli stagisti e i tirocinanti non riuscirebbero comunque a portare a casa una retribuzione adeguata a sopravvivere senza l’aiuto della famiglia.
Le retribuzioni medie di stage e tirocini in Lombardia
Per quanto riguarda i tirocini extracurriculari, la cifra prevista dalla Regione è di 500 euro al mese di il rimborso spese (400 se ci sono i buoni pasto). Una somma che basta a malapena a coprire le spese degli affitti a Milano – città che, come ricorda La Repubblica degli Stagisti, rimane il polo attrattivo per eccellenza dei giovani che si spostano nella Regione. Secondo le più recenti indagini, la media per una camera singola nel capoluogo lombardo è infatti superiore ai 500 euro (addirittura oltre i 600 secondo HousingAnywhere International Rent Index).
La retribuzione scende poi a 300 euro nel caso di stage all’interno della pubblica amministrazione. Anche qui, come nell’altro caso, si tratta di una cifra forfettaria – o meglio, di un’indennità minima che l’ente ospitante può decidere di aumentare a sua discrezione. La durata massima di un tirocinio è di 6 mesi o 12 mesi a seconda del Piano Formativo Individuale – e cioè da quale acquisizione di competenze promette l’esperienza.
Una condizione evidentemente difficile da sostenere per chi, come i giovani fuori sede, si sposta da altre città per affrontare la prima (o l’ennesima) esperienza di inserimento al lavoro. Per non parlare del fatto che, non essendo regolato come un rapporto di lavoro vero e proprio, gli stagisti non versano contributi, non hanno diritto alla disoccupazione e non hanno accesso, nel caso specifico dell’emergenza Coronavirus, a indennizzi mirati. Ma questa è un’altra – e più lunga – storia.
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Foto copertina: Studio Republic su Unsplash