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L’ambasciatore turco a Roma: «Santa Sofia rimarrà aperta ai visitatori». Coperti i mosaici durante la preghiera

Il diplomatico ha ricordato che il sito «è un patrimonio dell'umanità». Ma, secondo quanto deciso dalla Presidenza agli affari religiosi turca, le icone cristiane rimarranno coperte durante la preghiera

Il museo di Santa Sofia, ora riconvertito in moschea, continuerà a rimanere aperto ai visitatori. Almeno secondo il Diyanet, l’alto consiglio religioso turco. In un comunicato le autorità hanno assicurato che non «c’è alcun ostacolo dal punto di vista religioso all’apertura di Santa Sofia ai visitatori al di fuori dell’orario delle preghiere islamiche».

Lo scorso venerdi la decisione del consiglio di stato turco di riconvertire l’opera in moschea – ribaltando la decisione presa nel 1934 dal presidente turco Mustapha Kemal Ataturk – ha suscitato diverse condanne da parte dei governi occidentali, dalla Russia e anche da Papa Francesco che ha affermato di essere «molto addolorato».

Erdogan: «Sarà preservato il suo patrimonio culturale»

A preoccupare soprattutto l’Unesco, l’organizzazione dell’Onu che tutela i monumenti e le opere patrimonio dell’umanità, è l’universalità di Santa Sofia al cui interno convivono mosaici bizantini cristiani e simboli islamici. «Le icone cristiane dovranno essere coperte con delle tende o altri strumenti idonei» durante la preghiera, dopo la riapertura prevista per il 24 luglio. Fa sapere la Presidenza per gli affari religiosi turca. Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan assicura che «Restituendo Santa Sofia» alla sua funzione di moschea, «preserveremo il suo patrimonio culturale, come hanno fatto i nostri antenati» durante l’impero ottomano.

«Decisione sovrana»

A respingere chi considera la questione di Santa Sofia non pertinente ad Ankara è l’ambasciatore turco a Roma che ribadisce quanto affermato dal presidente Recep Tayyip Erdogan: «Si tratta di una decisione sovrana, su base legale. Siamo molto sensibili al tema della pratica religiosa dei nostri cittadini», ha dichiarato Murat Salim Esenli.

Alla vigilia del 15 luglio, in cui Ankara ricorda il fallito colpo di stato del 2016, l’ambasciatore sottolinea che «coloro che hanno visitato la Turchia sanno che se entri in una moschea non importa se sei musulmano, cristiano, ebreo o di altra religione: puoi entrare se ti togli le scarpe. Qualunque sia il proprio background, si avrà accesso a Santa Sofia», ha sottolineato Esenli, aggiungendo che l’edificio «è un sito patrimonio dell’umanità dell’Unesco e sappiamo i criteri per fare in modo che lo resti. Continueremo a rispettare queste regole e non ci saranno cambiamenti». Una frase che sembra confermare, allo stesso modo, che anche le donne avranno accesso al museo.

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