Coronavirus, risultato in sei minuti a 12 euro: ecco il test rapido sudcoreano sperimentato in Veneto
Rintraccia e isola immediatamente il positivo alla Sars-CoV-2. In meno di dieci minuti per la precisione e al costo di dodici euro, sei in meno di un normale tampone. È il test rapido prodotto in Corea del Sud e sperimentato in questi giorni in Veneto, dall’Ospedale di Treviso che, come ha annunciato il presidente Zaia, «metterà i dati a disposizione dell’Istituto Spallanzani di Roma e al Ministero della Salute, affinché si prenda in considerazione la possibilità di inserire il test diagnostico nel Piano di sanità pubblica».
I dispositivi in prova sono arrivati dalla ditta sudcoreana, uno screening che non sostituirà la diagnosi definitiva ma «che ci permetterà di isolare in tempi molto rapidi il positivo», ha spiegato durante la conferenza stampa, il dott. Roberto Rigoli, primario di Microbiologia all’Ospedale di Treviso. La differenza con i test precedenti è la sensibilità non più agli anticorpi ma al germe stesso.
Un’individuazione diretta del virus, dunque, che potrebbe rivelarsi «l’approccio diagnostico necessario per affrontare i nuovi focolai», ha continuato Rigoli. Il test finora è stato provato su oltre un migliaio di soggetti, Vicenza e Trento si sono unite alla sperimentazione, mentre la Lombardia prevede di farlo a breve.
Come funziona
«Si effettua il tampone rinofaringeo esattamente con la stessa modalità che viene indicata nella metodica classica; il tampone – spiega Rigoli – viene stemperato in una provetta con un liquido che stabilizza l’antigene; infine vengono depositate alcune gocce su un supporto simile a quello utilizzato per il test di gravidanza».
In caso di positività il liquido verrà catturato dalla zona in cui sono stati posti anticorpi contro Covid-19. Un meccanismo piuttosto semplice che in caso di positività farà apparire una banda rossa, «facilmente rilevabile a occhio nudo» conclude il primario.
Eliminare i “falsi positivi”
Il test assicura velocità nell’isolamento dei positivi, rilevamento diretto del germe e non più dell’anticorpo ma non è in grado di dire nulla sulla carica virale. Una caratteristica che può rivelarsi vantaggiosa, come ha spiegato Rigoli al Corriere della Sera: «Il test identifica solo i soggetti in cui è presente il virus in quantità rilevante, quindi fa una sorta di “selezione” di quelli che valutiamo come falsi positivi, ovvero le persone con una carica virale talmente bassa da non poter essere ritenute contagiose».
Un modo per velocizzare i risultati di test che finora hanno avuto bisogno di giorni di attesa e coinvolgere le sentinelle del sistema sanitario territoriale, i medici di famiglia.
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