Nel 2100 la popolazione italiana sarà dimezzata (triplicata quella dell’Africa sub-sahariana) – Lo studio
Due miliardi di persone in meno entro il 2100. Lo studio pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet fa i conti sulla prospettiva di vita globale calcolando, entro la fine del secolo, 8,8 miliardi di persone presenti sulla Terra. Un numero ben al di sotto delle previsioni Onu che preoccupa e fa riflettere. «È probabile che la popolazione globale raggiunga il picco ben prima della fine del secolo», spiega il testo della ricerca guidata da Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington. Fertilità, mortalità e migrazione i criteri statistici utilizzati dal team di ricercatori.
Entro il 2100, 183 dei 195 Paesi, scenderanno al di sotto della soglia di sostituzione necessaria per mantenere i livelli di popolazione. Uno scenario complesso in cui Paesi come l’Italia vedranno diminuire il loro numero di almeno la metà. Non andrà meglio per la Cina che nell’arco di 80 anni dovrebbe passare da 1,4 miliardi di persone a 730 milioni. Mentre a triplicarsi sarà L’Africa sub-sahariana con 3 miliardi di persone. Un’espansione che solo in Nigeria conterà 800 milioni. Fino alla cifra più alta in India, pari a 1,1 miliardi di popolazione.
Un bene per l’ambiente
«Il calo della popolazione mondiale totale nella seconda metà del secolo è potenzialmente una buona notizia per l’ambiente globale», dicono gli studiosi guidati da Murray. «Meno persone sul pianeta ogni anno tra oggi e il 2100 rispetto al numero previsto dall’UNPD significherebbe meno emissioni di carbonio, meno stress sui sistemi alimentari globali e meno probabilità di trasgredire i confini planetari». Non per questo i cambiamenti climatici smetteranno di avere un grave impatto sul mondo futuro «a meno che l’azione preventiva e l’attenuazione non vengano perseguite con vigore».
Un male per economia e salute
I rischi previsti dallo studio americano riguarderanno soprattutto il sistema economico con la riduzione della forza lavoro e l’inversione della piramide della popolazione. «Le uniche soluzioni potranno essere le nuove politiche di immigrazione flessibili e un sostegno sociale per le famiglie che vogliono figli», afferma lo studio. Congedo di maternità e paternità retribuito, tutela dei diritti al reimpiego, assistenza all’infanzia, incentivi finanziari per un numero maggiore di bambini.
Le politiche suggerite dalla ricerca come esempi da perseguire, sono attualmente favorite in Paesi come la Svezia che dagli anni ’90 ha visto aumentare il proprio tasso di fertilità di quattro punti. Una possibilità di inversione dunque ancora c’è: «Le politiche che i Paesi perseguono oggi possono condizionare la traiettoria di fertilità, mortalità e migrazione. Le nostre analisi degli scenari dimostrano che per nessun futuro demografico è impresso nella pietra», concludono i ricercatori.
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