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Missioni militari: ok della Camera, ma il governo si spacca ancora sulla Libia. Orfini: «Lì succedono barbarie»

16 Luglio 2020 - 13:05 Marco Assab
Come al Senato anche a Montecitorio il centrodestra ha votato con la maggioranza

Al Senato, una settimana fa, era andata bene al governo. C’erano voluti i voti del centrodestra per evitare sorprese. Ma la votazione a Palazzo Madama aveva messo in chiaro che, nell’ambito delle missioni internazionali, vecchie e nuove, il nodo del rifinanziamento alla guardia costiera libica resta, e causa dissensi trasversali in seno alla maggioranza.

Sulla proroga delle operazioni in Libia si erano espressi a favore 260 senatori, compresi quelli delle opposizioni. Senza questi il governo non sarebbe andato oltre i 142 voti, ben al di sotto della soglia di sicurezza a 161. Oggi ad esprimersi sul rinnovo delle missioni internazionali è stata la Camera e, anche qui, sono emerse le distanze interne all’esecutivo.

Il voto e la fronda interna al governo

Anche a Montecitorio si è ripetuto lo schema, con il centrodestra che vota a favore della risoluzione di maggioranza sulle missioni. Il testo, votato per parti separate, ha ottenuto 453 sì, nessun contrario e 9 astenuti per la parte che esclude il capitolo Libia. La parte che riguarda le iniziative verso Tripoli ha incassato invece il sì di 401 deputati, ed è qui che si è palesata la fronda interna al governo, con 23 no.

I dissidenti si sono uniti sotto la risoluzione preparata dal parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto. Tra i contestatori del rifinanziamento alla guardia costiera di Tripoli i dem Laura Boldrini, Matteo Orfini, Giuditta Pini, i 5stelle Doriana Sarli, Paolo Lattanzio, Giorgio Trizzino. Poi altri esponenti di Leu e Riccardo Magi di +Europa. Dissenso anche da Italia Viva, i cui deputati non hanno partecipato al voto.

Orfini (Pd): «Oggi abbiamo deciso che dei diritti umani non ce ne frega niente»

Tra i più critici verso la posizione assunta dal Pd il suo ex presidente, Matteo Orfini, che raggiunto da Open non usa mezzi termini: «Il Partito democratico aveva votato nell’assemblea nazionale, che è per noi l’organismo più rilevante e importante, un ordine del giorno che diceva mai più finanziamenti alla guardia costiera libica. Poi, senza alcuna discussione, confronto e legittimità, il Pd ha deciso di fare l’opposto in Parlamento. Non si dirige così un partito. Oggi abbiamo deciso che dei diritti umani non ce ne frega niente, che delle decisioni che assumiamo negli organismi dirigenti non ce ne frega niente, mi chiedo: che roba è un partito che fa così?»

«Io sono perché l’Italia resti in Libia, – prosegue Orfini – il problema è cosa fa. Tutti siamo d’accordo sulla necessità di una presenza in Libia che aiuti un processo di transizione e di stabilizzazione. Ma questo non lo si fa immaginando che stare lì significhi finanziare i torturatori perché chiudano i migranti nei lager e non li mettano sui barconi. Questa è barbarie».

La risoluzione Palazzotto

Nel testo oggi respinto alla Camera, la contrarietà al rifinanziamento alla guardia costiera libica viene spiegata evidenziando come in Libia sia in corso, prima di tutto, una guerra civile. Inoltre «la condizione di decine di migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rimane drammatica: esposti ad arresti arbitrari e rapimenti per mano delle milizie e regolarmente vittime di trafficanti di esseri umani e di abusi di potere da parte di gruppi criminali collusi con le autorità».

«Il deteriorarsi del conflitto li ha esposti a rischi sempre maggiori; le autorità libiche continuano a detenere illegalmente migliaia di persone nei centri amministrati dal Direttorato generale per la lotta alla migrazione illegale, dove vengono sottoposte a sfruttamento, lavoro forzato, tortura e altre violenze, inclusi stupri, spesso allo scopo di estorcere denaro alle famiglie in cambio del loro rilascio; i detenuti nei centri vivono in condizioni disumane, di sovraffollamento e mancanza di cibo, acqua e cure mediche; i centri vengono regolarmente ripopolati».

«Solo nel 2019, le autorità marittime libiche, – si legge – in particolare la Guardia costiera libica, hanno intercettato almeno 9.225 rifugiati e migranti che attraversavano il Mediterraneo centrale, riportandoli quasi tutti indietro nei centri di detenzione libici».

Inoltre «con oltre 480 contagi da Coronavirus registrati ufficialmente nel Paese, e molti altri che potrebbero non essere stati rilevati, in questo momento a preoccupare è anche la situazione sanitaria nei centri di detenzione dove si vive ammassati, in condizione di vera disumanità. Un allarme rilanciato ripetutamente anche da Papa Francesco».

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