La provincia di Belluno ordina l’abbattimento di 3mila cervi «pericolosi per strade e agricoltura»
Strage di cervi in Veneto. La provincia di Belluno ha ordinato, per i prossimi mesi, l’eliminazione di 3.234 esemplari, il 20% in più rispetto al 2019. Il motivo di una così crudele decisione? «Danni pesanti all’agricoltura e alla biodiversità, senza dimenticare chi viaggia sulle nostre strade». A spiegare la scelta è il consigliere provinciale con delega a caccia e pesca Franco De Bon.
Presentato il calendario venatorio 2020, con il nuovo piano di prelievo del cervo
— Provincia di Belluno (@ProvinciaBL) July 15, 2020
De Bon: «Stretta collaborazione con il mondo dell’agricoltura che ci lancia gridi d’allarme per l’eccessiva presenza di ungulati»
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Nel 2019 erano stati stimati circa 40 mila esemplari di cervi, troppi secondo la Provincia che ora opta per un “riequilibrio”. In accordo con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dunque, il piano abbattimento cervi sarà attuato a breve.
Abbattimento e caccia anticipata
Insieme al piano di abbattimento anche l’anticipazione della stagione di caccia per dopo Ferragosto. «Il futuro dell’attività di caccia è quello di andare sempre più verso una gestione sostenibile dell’ambiente e della fauna», ha detto Alberto Colleselli, membro dell’assemblea permanente delle associazioni venatorie. «Il cacciatore deve essere colui che aiuta a riequilibrare la demografia della fauna selvatica, anche controllando alcune specie che stanno aumentando in modo problematico», ha concluso.
Caprioli, mufloni e camosci popolano i boschi veneti per un numero totale di circa 23.250 esemplari. La soluzione trovata dalla provincia per ora riguarda più di 3mila cervi, comprese femmine e piccoli, su un numero complessivo di 10.400 esemplari.
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