Un giorno dentro al gruppo Facebook in cui 2 milioni di utenti si credono formiche
Della vita fuori dalla colonia non deve rimanere nessuna traccia. In this group we are ants, in questo gruppo siamo formiche. E non importa il nome con cui ci presentiamo agli umani, il lavoro che facciamo o il Dio in cui crediamo. Tutto questo deve restare fuori dalla colonia. O almeno, queste sono le regole che dovrete seguire se volete entrare nel gruppo Facebook da quasi 2 milioni di iscritti in cui si vive come formiche.
Questa community, a cui da ora in poi ci riferiremo come colonia, è stata creata il 27 giugno del 2019. All’inizio il suo nome era A group where we all ARE ants in an ant colony ma poi è stato rinominato con la formula meno pretenziosa A group where we all pretend to be ants in an ant colony. In breve, entrare nella colonia vuol dire cominciare un gioco di ruolo: bisogna impersonare delle formiche in un formicaio. Una scommessa che fino a questo momento hanno accettato 1.921.447 persone.
L’ingresso nella colonia
Per vivere nella colonia bisogna partire dal nome: si possono citare altri utenti solo mettendo davanti al loro nome il prefisso ant (formica in inglese). Una volta battezzati, ogni giorno ci sono decine di missioni a cui partecipare. Il post tipico infatti è quello di utenti che chiedono aiuto per qualcosa, rivolgendosi allo spirito di squadra tipico della vita sociale di questi insetti.
Un utente pubblica una foto di una fetta di anguria per chiedere di sollevarla? Tutti gli utenti scriveranno il comando LIFT (sollevare) sotto il suo post. Un umano indesiderato si sta avvicinando alla porta di casa? Allora il comando deve essere BITE (mordere). Sì, il maiuscolo è necessario e sì, è meglio usare l’inglese. E poi ovviamente ci sono i post in cui celebrare l’indiscutibile guida illuminata della colonia: The Queen, sua maestà la formica regina.
Un giorno da ant-giornalisti
La selezione all’ingresso è blanda. Basta rispondere a qualche domanda per essere ammessi nella colonia. La cosa più complessa è riuscire a entrare nel gorgo di BITE, LIFT, RUN da cui si viene travolti. La tentazione, dopo pochi minuti, è quella di silenziare tutto e andarsene. E per molti è così. Con un numero tanto alto di iscritti, sono parecchi gli utenti inattivi. Quando però si inizia a partecipare alle missioni o commentare i post con i discorsi della regina, scatta un altro meccanismo.
Si comincia a giocare. Nel senso più leggero e nobile di questo verbo. Si accetta di rispettare insieme una serie di regole, solo per divertirsi. E si lascia fuori tutto: persino la pandemia. Nel regolamento ufficiale viene specificato infatti che i moderatori rimuoveranno tutti i post e i commenti relativi al Coronavirus. E così la Colonia diventa uno stacco divertente tra una call e l’altra, mentre si aspetta la metro chiedendosi se ancora serve la mascherina o quando si finisce il turno in smart working.
Perché abbiamo bisogno di essere formiche?
Erin Dupuis, professore di psicologia della Loyola University di New Orleans (Lousiana) ha studiato i meccanismi che si vengono a creare fra gli utenti nei giochi di ruolo online. Meccanismi del tutto simili a quelli che si verificano nella colonia: «Noi siamo animali sociali, abbiamo bisogno di appartenere a un gruppo. A volte, come in questo caso, è meglio che il gruppo sia poco serioso».
Il Washington Post è riuscito a rintracciare Tyrese Childs, il fondatore della colonia. Per Childs la necessità di dover rinunciare a buona parte della nostra vita sociale durante il lockdown ha spinto migliaia di utenti a diventare formiche: «Io credo che le persone cerchino di scappare in questo momento. Nel gruppo tu non devi essere te stesso. Non devi preoccuparti dei problemi della tua vita quotidiana. Ti basta sederti e diventare una formica per 20 minuti. È una cosa che riesce a darti un po’ di serotonina, così sei pronto a ritornare in pista».
Il caso tutto italiano di Canini&Gattini
Certo, non c’è la stessa raffinatezza della colonia. Non c’è il parallelo tra le spinte individualiste della società occidentale e lo spirito di squadra delle formiche. E non ci sono neanche i numeri a sei cifre degli iscritti. Però anche nella community italiana di Facebook esiste un gruppo in cui potersi sgranchire le meningi e tuffarsi in una pet therapy virtuale.
Canini&Gattini è una community da circa 65mila iscritti che esiste dal 2012. Il tema principale delle discussioni sono gli animali, dai classici cuccioli di gatto fino ad arrivare a specie più esotiche. La cosa interessante qua è il linguaggio: nei post e nei commenti è concesso utilizzare solo diminutivi, come se ci trovassimo a cena con Ned Flanders. Se volete passare, state attenti. Fra gli occhioni di un gattino miagolante e un coniglio che addenta una carota potreste incappare anche in qualche post di black humor.
Leggi anche:
- Si ride a crepapelle o si piange disperati. Come va il 2020 secondo le emoji di Twitter (e ci sono anche quelle per il Covid)
- In fuga da TikTok. Chi ha paura dal soft(ware) power della Cina?
- Facebook e Instagram hanno deciso di rimuovere gli account che promettono di “convertire” i gay
- Il #MeToo dei videogame: Ubisoft allontana altri tre dirigenti dopo le accuse di sessismo
- Una copia di Super Mario Bros è stata battuta all’asta per 114mila dollari: è il videogioco più costoso di sempre