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Il lato verde del Recovery Fund: perché i fondi europei non possono ignorare l’ambiente

18 Luglio 2020 - 07:32 Giada Giorgi
La strategia di ripresa economica dell'Europa post Covid si prepara all'attuazione di misure green. Rigenerazione urbana e rinnovamento agroalimentare tra le strade possibili

Il Recovery Fund si propone di fronteggiare la crisi economica scatenata da Covid-19 con una cifra di intervento finora mai sentita nella storia delle politiche dell’Unione europea: 750 miliardi di euro per entrare in una nuova fase dell’Europa: la Next generation Eu. All’inizio del 2020, in occasione del World Economic Forum di Davos, gli esperti di economia mondiale dichiararono che con i cambiamenti climatici è a rischio oltre la metà del Pil globale. Qualche mese dopo una pandemia ha messo in ginocchio un intero pianeta nelle sue strutture fondanti.

A prescindere da cifre e modalità decise dal Consiglio europeo, le misure green proposte non possono che essere una priorità. Prima fra tutte, il raggiungimento di target più ambiziosi di riduzione dei gas serra entro il 2030. Un obiettivo non facile che richiede investimenti notevoli nella transizione energetica. Nella consapevolezza delle grandi compagnie di dover cominciare a fare i conti con l’impatto ambientale delle proprie produzioni, nella necessità di un risparmio energetico. Non ultimo, nell’urgenza di una tecnologia sempre più a idrogeno e meno a carbonio.

Il GreenCity network

Uno dei settori che più dovranno attraversare questi cambiamenti è quello della mobilità. Su questo l’Italia si è già preparata agli investimenti con la presentazione della Carta della rigenerazione urbana. Con l’adesione di 72 città, il GreenCity network ribadisce l’importanza delle città per la riqualificazione di un sistema sociale ed economico sostenibile ponendo obiettivi comuni da raggiungere attraverso l’aiuto dei fondi europei. I punti di questo piano toccando diversi ambiti: cinture verdi periurbane, coperture verdi degli edifici, diminuzione del consumo di suolo, riduzione della vulnerabilità agli eventi atmosferici.

La strategia Farm to Fork

Il 27 maggio scorso la Commissione europea aveva parlato di una distribuzione di finanziamenti green annui per 470 miliardi, così suddivisi: 30 per le rinnovabili, 190 per l’efficienza energetica, 120 per la mobilità sostenibile, 77 per altre misure per il clima e l’ambiente e 53 per l’economia circolare e la gestione delle risorse. Tra le urgenze anche una strategia agroalimentare che possa garantire la sostenibilità della produzione e la sicurezza dei prodotti alimentari. La Farm to Fork strategy è la strategia proposta dall’Europa per rendere il sistema alimentare sano e rispettoso dell’ambiente.

Anche qui i punti toccati non sono pochi: uso controllato e sostenibile dei pesticidi, adeguamento della legislazione sul benessere degli animali e sull’etichettatura degli alimenti, indicazioni nutrizionali specifiche per la salute. «Mettere i nostri sistemi alimentari su un percorso sostenibile offre anche nuove opportunità per gli operatori della catena del valore alimentare. Le nuove tecnologie e le scoperte scientifiche, unite alla crescente consapevolezza del pubblico e alla domanda di alimenti sostenibili, andranno a beneficio di tutte le parti interessate» spiega il team di Forkstrategy.

Più risorse per il clima

Tra le proposte della Commissione europea c’è anche un finanziamento per dirigersi verso la neutralità climatica entro il 2050, soprattutto nelle regioni più colpite dai disastri ambientali. La strada è quella di alleviare attraverso i fondi gli impatti socioeconomici sul clima supportando le energie rinnovabili e puntando su nuove compentenze per i lavoratori.

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