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Sale l’indice di trasmissione Rt in Italia. Ecco perché non è (necessariamente) una brutta notizia

18 Luglio 2020 - 11:01 Juanne Pili
Tutti gli indici, letti insieme, indicano che al momento in Italia non si registrano peggioramenti

Secondo l’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), che monitora lo stato dell’emergenza dovuta al nuovo Coronavirus, in Italia si registra un Rt appena al di sopra di 1. Così torniamo a leggere titoli preoccupanti. In sostanza sarebbe salito il rischio di contagio. Ma è davvero così? Non proprio.

Tanto per cominciare l’indice di trasmissione (Rt), dipende dai casi registrati diversi giorni prima della sua rilevazione. Partendo da un numero elevato di contagi, quando avviene un calo repentino, Rt sarà vicino allo zero. Viceversa, con pochi casi (ovvero la situazione italiana nelle ultime settimane), è sufficiente registrare una trentina di positivi in più per farlo schizzare in alto.

Inoltre, pochi fanno notare gli “intervalli di confidenza” (CI), registrati nelle diverse regioni. Per esempio in Lombardia i valori di Rt sono tra 0,7 e 1,47. Parliamo quindi di un valore che può oscillare di qualche punto sia sotto che sopra 1.

In questo articolo spieghiamo brevemente perché non ha senso preoccuparsi. Anzi, nel contesto attuale potrebbe non essere una cattiva notizia. Tutto dipende infatti dal contesto nel quale viene monitorato Rt, interpretandone il significato in relazione ad altri parametri.

Rt maggiore di 1 non indica sempre un peggioramento

Va bene non abbassare la guardia, ma dopo sei mesi nei quali i media si sono occupati della Covid-19, è piuttosto curioso che in pochi si preoccupino di spiegare come funziona e quali sono le reali implicazioni di Rt, a seconda del contesto. 

Un caso analogo era avvenuto appena due mesi fa, quando a causa di queste cattive interpretazioni, ci siamo preoccupati per una improvvisa impennata di Rt in Umbria, una delle regioni meno colpite. Già allora spiegavamo che non aveva senso prendere in considerazione solo questo parametro, per valutare l’entità dell’emergenza.

Se il numero di riproduzione di base (R0), indica quante persone mediamente potrebbe contagiare un singolo positivo, Rt valuta questa capacità durante tutto il periodo infettivo del singolo soggetto infetto. Così l’indice di trasmissione non può essere direttamente proporzionale al numero di nuovi casi. Inoltre, anche se può sembrare contro-intuitivo, non è detto che un suo aumento indichi necessariamente un peggioramento della situazione.

Al momento abbiamo un numero di contagi molto baso e la situazione appare stazionaria. I nuovi casi indicano, molto probabilmente, che la nostra capacità di individuare un positivo, risalendo ai suoi precedenti contatti, è notevolmente migliorata.

Occorrerebbe quindi prestare maggiore attenzione a un altro indice, molto più utile e rapido: quello che mostra la relazione tra tamponi eseguiti e quelli risultati positivi. Si vedrà così che agiamo più tempestivamente di prima, scongiurando l’arrivo di nuovi pazienti in condizioni gravi negli ospedali.

Non è facile. La pandemia ha fatto tante vittime e le sue conseguenze si riflettono nella nostra economia. Dovremmo però sforzarci di curare anche il nostro indice di ottimismo.

Foto di copertina: Anestiev | Donna con mascherina.

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