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Cambiamento climatico e abbandono della terra, così le locuste hanno invaso la Sardegna

19 Luglio 2020 - 07:54 Giada Giorgi
Stato di calamità naturale richiesta dalla Regione e diversi milioni di euro di danni causati. Serra (Coldiretti): «Stanno per deporre le uova: il 2021 sarà peggiore»

La peggiore invasione di cavallette degli ultimi 70 anni e la Sardegna richiede lo stato di calamità naturale. Gli operatori locali e i sindaci della provincia di Nuoro invocano interventi urgenti per un assalto di oltre 30 mila ettari.

Milioni di esemplari che in breve si sono impadroniti dei campi coltivati di almeno 13 comuni. Una situazione che come scrive Coldiretti «sta mettendo in ginocchio gli agricoltori, costretti ad anticipare il raccolto o addirittura a destinarlo ad alimentazione degli animali».

La Valle del Tirso, nel cuore della regione, è stata raggiunta dalla prima ondata di locuste a maggio, direttamente dall’Africa e dal Medio Oriente, dove hanno già devastato 23 paesi. «Ora si preparano a deporre», spiega il presidente della Coldiretti di Nuoro, Alessandro Serra a Open.

Una situazione analoga vissuta anche l’anno scorso nello stesso periodo ma in misure più ridotte. «Nel frattempo non sono state prese le misure necessarie dalla Regione e ora ci ritroviamo in una condizione più grave. Siamo molto preoccupati», continua Serra.

La preoccupazione è per i diversi milioni di euro di danni causati attualmente ma anche per quello che potrà succedere l’anno prossimo. Serra invita ad un’azione mirata:«È urgente arare il terreno invaso, altrimenti ci ritroveremo in una condizione ancora più grave in futuro», spiega.

«Non potendo intervenire con prodotti che andrebbero ad alterare l’ecosistema, l’unica soluzione è quelle dell’aratura dei terreni dopo la deposizione delle uova». Un’azione non invasiva a 10-15 cm di aratura quella che suggerisce il presidente Coldiretti Nuoro, «ma che permetterebbe di far salire in superficie le uova che alla fine dell’estate, e quindi a breve, verranno depositate dagli animali».

Un’impresa non facile considerato il numero di ettari coinvolto, «ma è necessario più che mai almeno individuare i maggiori punti dove gli animali si concentreranno per la deposizione e agire in tempo», conclude Serra.

Clima e terre incolte i due problemi

A favorire l’invasione due fattori principali evidenziati: «Il primo sono senza dubbio le variazioni climatiche, con climi sempre più secchi e terre sempre più asciutte». Un 2020 che, secondo i dati Coldiretti, si classifica anche per il secondo semestre, come l’anno più caldo dal 1800.

E poi l’abbandono delle terre da parte degli operatori agricoli e zootecnici, «per condizioni di lavoro assolutamente non idonee, basti ricordare la battaglia in Sardegna per il prezzo del latte», conclude Serra.

Terre incolte che si sono trasformate in terreno fertile per la moltiplicazione esponenziale degli insetti. «Attirati dalle terre aride partono all’assalto dei raccolti, devastando tutto quello che trovano sul loro cammino», conclude Coldiretti.

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