Prima vietano a un ragazzo l’ingresso al pub, poi gli insulti sui social «Caccia ai neg*i di me*da». Cosa succede a Marsala?
«Mi spiegate cosa significa questo post? Magari continueranno a dire che a Marsala non esiste il razzismo». A scriverlo è Ali Omar Fofana, il ragazzo a cui due settimane fa è stato impedito l’ingresso all’interno dell’Antico mercato di Marsala (Trapani) solo perché si trovava in compagnia di altri ragazzi neri, tutti calciatori giovanissimi. «I neri qui non entrano» si sono sentiti dire. Una selezione, all’ingresso, in base al colore della pelle. In Italia, nel 2020. Adesso, però, Ali segnala le frasi razziste di un suo concittadino, Gianluca.
«Caccia ai neg*i di me*da»
«Caccia ai neg*i di me*da che, essendo positivi al Coronavirus, sono scappati dall’abitazione di via Mazara. Recuperiamoli, diamogli una zattera e abbandoniamoli nel canale di Sicilia» si legge. Queste parole si riferiscono alla notizia diffusa dai media locali sulla presunta fuga dei migranti dalla quarantena. Questo il commento di Ali: «Se qualcuno mi può spiegare cosa significa questo post e poi magari ci faranno capire che a Marsala non esiste il razzismo».
«Metterli sotto e fare retromarcia»
«Un viaggio di ritorno a casa loro no, vero?» scrive commentando un video di protesta di alcuni ragazzi neri. In un altro post, invece, aggiunge: «Immigrati lanciano pietre e le macchine devo fare retromarcia. Ma tirargli dritto, metterli sotto e nel dubbio fare retromarcia così da non farli soffrire se rimangono vivi».
Chi è Ali Omar Fofana
Un clima di odio – ci ha confidato Erino Baldassare Licari, presidente della squadra di calcio in cui gioca Ali Omar – che sembra essersi sviluppato soprattutto nell’ultimo periodo. Basti pensare che ad Ali è stato vietato l’ingresso non solo al pub ma anche (qualche mese fa, prima del lockdown) in discoteca dopo aver pagato 10 euro di ticket.
«I neri qui non entrano»: impedito l’ingresso al pub a 6 ragazzi africani. Uno di loro: «Non ci ho dormito la notte, basta razzismo» | Video e intervista del 5 luglio 2020
Ali fa il muratore, il giardiniere, dipinge le barche, fa il collaboratore domestico e vorrebbe divertirsi, stare con gli amici e andare in discoteca la sera. E, invece, non può farlo senza essere discriminato. Senza essere guardato male. Sulle spalle, poi, si porta un passato di dolore: non ha più i genitori, uccisi da gruppi armati dopo la caduta di Gheddafi, ha solo una sorella. L’unica sopravvissuta della sua famiglia. Lui, tra l’altro, è stato in coma per un mese dopo essere stato accoltellato al petto. Poi l’arrivo in Italia, nel 2013, via mare.
Foto in copertina da Facebook
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