Fate dimettere quel costruttore di veleno
La vicenda del presidente regionale per il Friuli-Venezia Giulia dell’associazione nazionale dei costruttori edili, pescato a augurare via social una violenza sessuale alla figlia del nostro Davìd Puente è tanto grave quanto poco sorprendente. Chiunque navighi sul web può incontrare molte volte al giorno esempi di cattiveria ferina, di stupidità aggressiva, di volontà di offendere e ferire l’interlocutore, senza freni, senza remore. Puente, che conosce il web meglio di tutti noi, non se ne è stupito. Conosce l’abisso degli odiatori, sa che quel fiele vorrebbe al fondo servire – in modo ignobile, certo – una causa, quella in questo caso anti immigrati.
Al contrario dei tanti pronti a urlare all’offesa ricevuta, Puente fa quello che dovrebbe fare un giornalista attento e curioso di capire: scrive al presidente regionale dell’Ance e gli chiede conto delle sue parole orrende. E quello che fa? Le conferma! Certo, le contestualizza nel “ragionamento” sul pericolo degli immigrati senza lavoro e senza radicamento. Ma questo non sposta niente.
E allora intendiamoci: l’Ance è un’organizzazione seria, radicata, e rappresenta interessi vitali per lo sviluppo nel paese. Ma proprio per questo sarebbe vergognoso se quell’individuo la rappresentasse ancora, sia pure solo per una settimana. Quello che ha detto, e non ha ritirato, è inaccettabile, e lo sarebbe allo stesso modo se fosse stato scritto per la figlia di qualunque altro essere umano.
Per scrivere quelle cose bisogna essere gente che vive male, ma per rivendicarle a freddo, rispondendo alla persona offesa ci vuole qualcosa di peggio. Qualcosa di incompatibile con qualsiasi carica rappresentativa, fosse anche quella di una bocciofila dall’altra parte del mondo.
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