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Valanga di insulti sessisti contro Laura Castelli dopo la frase sui ristoratori. Grillina sotto accusa: 500 gestori rifiutano le sue scuse

20 Luglio 2020 - 10:37 Redazione
Il M5s ha difeso la sottosegretaria parlando di una «clamorosa fake news». E intanto gli insulti aumentano

«Se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante – dice la Castelli – bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività». Dopo aver pronunciato queste parole al Tg2, la sottosegretaria dell’Economia Laura Castelli è stata letteralmente ricoperta di insulti. Ieri, 19 luglio, Castelli ha pubblicato un post nel quale ha raccolto i peggiori.

Queste sono solo alcune delle frasi che le hanno rivolto: «Sei una tr*ia puzzona schifosa. Vai a spalare la me*da con le mani». «Sparati!». «Put**ana». «Mi augoro che ogni centesimo delle mie tasse tu lo spenda in medicine». «Chiamarla scimmia è un complimento e un offesa alla razza animale».

«Un attacco, senza precedenti, alimentato da una campagna di disinformazione montata ad arte dall’opposizione», ha replicato Castelli. In merito alla sua frase, il Movimento 5 Stelle era già intervenuto per dire che interpretarla come un attacco ai ristoratori è una “fake news clamorosa”.

A dimostrare solidarietà anche la sindaca di Torino Chiara Appendino, che in un post su Facebook ha scritto: «Estrarre dalle parole di Laura frasi che non esistono solo per fare qualche clic in più non è tanto un danno a lei, quanto a tutto il Paese che, in un momento delicato come questo, ha bisogno di chiarezza e unità».

La lettera aperta dei ristoratori

Mentre sui social non si fermano gli attacchi contro la viceministra grillina, monta la protesta dei ristoratori, che in 500 hanno firmato una lettera aperta con la quale si rifiutano di accettare ogni tipo di scuse: «Siamo diventati intolleranti a questi scivoloni televisivi che mettono alla gogna mediatica un intero comparto. Ci hanno dato dei pigri, dei rivoluzionari, multati e adesso anche degli incapaci. Tutti questi appellativi non appartengono alla nostra categoria, che rappresenta un’importante colonna economica italiana (13% del Pil)».

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