La vendetta di Gul: la ragazza afgana che ha ucciso i talebani responsabili dell’omicidio dei suoi genitori
Un destino segnato dal nome quello di Qamar Gul, 16enne afgana che la scorsa settimana ha ucciso i talebani che hanno ammazzato il padre. Gul significa fiore in lingua persiana, e proprio come un fiore la ragazza ha dovuto imparare a usare anche le sue spine.
È il 17 luglio in Afghanistan, nel villaggio di Geriveh. Un gruppo di talebani bussano alla porta alla ricerca del padre, accusato di sostenere il governo. «Quando ha visto che erano armati, si è rifiutata di aprire la porta», ha detto un portavoce del distretto provinciale. I talebani prima uccido la madre. Subito dopo è toccato al padre.
Testimone del massacro di entrambi i genitori, Gul ha preso il fucile del padre e ucciso i tre militanti. Per un’ora la ragazza – e il fratello di 12 anni – hanno resistito all’attacco di un altro gruppo armato, arrivato per vendicare la morte dei compagni. Ma gli uomini del villaggio e le forze governative sono arrivate in soccorso della 16enne.
Il governo afgano ha elogiato il coraggio di Qamar in una riunione del gabinetto e il presidente, Ashraf Ghani, ha invitato i due fratelli al palazzo presidenziale. Dal 2001 – anno dell’invasione americana – si stima che almeno 157mila civili abbiano perso la vita nel conflitto con i talebani.
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