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Recovery Fund, sovranisti in ordine sparso. Salvini: «Una fregatura: è un SuperMes». Meloni si smarca: «Conte si è battuto. Ma poteva andare meglio»

Tra Italia e Olanda è il fronte sovranista l'unico scontento per l'accordo sul Recovery Fund, ma ognuno per sé. L'Olandese Wilders se la prende con i soldi regalati agli italiani «che non pagano le tasse»

Tutti soddisfatti per l’accordo raggiunto all’alba dal Consiglio europeo sul Recovery Fund, tranne i più irriducibili del fronte sovranista. Nel segno del derby Italia-Olanda andato in scena per tutti i quattro giorni di vertice tra Mark Rutte e Giuseppe Conte, gli scontenti per come siano andate le cose a Bruxelles sono ora l’olandese Geert Wilders, prossimo avversario del premier olandese alle imminente elezioni nazionali, e il leghista Matteo Salvini, che già parla di «una fregatura grossa come una casa».

Wilders ha rinfacciato a Rutte di essersi rimangiato la promessa di non concedere denaro agli italiani, che sono «tre volte più ricchi degli olandesi e lì difficilmente pagano le tasse. Ora saremo noi a pagarli, grazie alle ginocchia deboli di Rutte».

Salvini: «Fregatura grossa come una casa»

Non si fida invece Salvini delle cifre e dei termini definiti al vertice di Bruxelles. Con l’economista Alberto Bagnai, il leader della Lega promette di dare la sua versione su «i dati di fatto, cioè quanto soldi arriveranno, in quale arco temporale e per fare che cosa. E dopo spieghiamo come Lega di cosa ci occuperemo e preoccuperemo per evitare una fregatura grossa come una casa che si intravede in fondo al tunnel».

Meloni: «Poteva e doveva andare meglio»

Più morbida, ma non esente da critiche, la posizione di Giorgia Meloni: «Abbiamo votato a Bruxelles per il debito comune, che ha reso possibile il Recovery Fund. Abbiamo tifato per l’Italia in ogni momento. Con la coscienza a posto ora, a negoziato concluso, voglio dire che Conte è uscito in piedi ma poteva e doveva andare meglio. È stato sbagliato dare per acquisiti i 500 miliardi di sussidi proposti da Merkel e Macron e poi aprire a un taglio in cambio di zero condizionalità. È tornato a casa con meno sussidi e più condizionalità», ha detto la leader di Fratelli d’Italia.

«Gli riconosciamo di essersi battuto per contrastare le pretese egoistiche dei Paesi nordici – ha proseguito – ma il risultato finale purtroppo non è quello che speravamo. I frugali ottengono il ridimensionamento del Recovery Fund, mantengono e addirittura aumentano privilegi inaccettabili e anacronistici. Per l’Italia si conserva un livello accettabile di sussidi a fondo perduto ma in compenso rischiamo di perdere molti miliardi su altre voci del bilancio pluriennale».

«Ma quello che ci preoccupa di più – ha sottolineato Meloni – è che non solo queste risorse arriveranno a primavera 2021 inoltrata ma che per spenderle dovremo comunque passare dalle forche caudine dei Rutte di turno: non si chiama “diritto di veto” ma il “super freno di emergenza” funzionerà allo stesso modo».

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