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Una foto per ogni tappa fino al via libera sul Recovery Fund – La gallery

La fermezza di Rutte, il tentativo di mediazione di Conte, le proposte di Michel. Ecco i quattro giorni che hanno segnato il Consiglio europeo

È stato un cammino tra luci e ombre quello intrapreso dai leader dei 27 Paesi membri per trovare la quadra sui fondi del Recovery Fund. Un braccio di ferro tra Paesi frugali e Paesi del sud in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il premier olandese Mark Rutte non si sono certo sottratti allo scontro. Prima l’affondo di Rutte sulla necessità di un voto all’unanimità per le riforme dei Paesi membri, poi la risposta di Conte e l’accusa di populismo. A sorpresa era arrivato anche il premier ungherese Viktor Orbán a supportare le richieste di Francia, Germania, Spagna e Italia. Accusando Rutte di essere l’unico responsabile per il caos che si era venuto a creare. Dopo quattro interminabili giorni e nottate il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è riuscito a trovare il compromesso tra le richieste dei Paesi “frugali” e quelli del blocco composto dall’Italia.

L’ammontare del Next generation Ue rimane invariato a 750 miliardi di euro. Scendono però a 390 miliardi le sovvenzioni, ma crescono i prestiti. All’Italia spettano in totale 208,8 miliardi, di cui 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 miliardi di prestiti. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte «ha fatto una battaglia enorme per il mantenimento dell ammontare globale del Recovery fund a 750 miliardi. Mentre gli altri stavano accettando la riduzione a 700 Conte in tutte le sue bilaterali ha incessantemente insistito su una cifra che aveva un forte valore di risposta ai cittadini italiani e europei», hanno fatto sapere fonti europee al termine di un vertice che è stato un banco di prova per il futuro e il presente dell’Ue.

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