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Coronavirus creato in laboratorio? Le «incredibili» rivelazioni di un urologo a «Fatti e Misfatti»

23 Luglio 2020 - 12:56 Juanne Pili
Paolo Liguori intervista un nuovo "esperto" a favore della teoria del "virus artificiale", ma ancora non ci siamo

Il direttore di TgCom24 Paolo Liguori non si arrende. È stato tra i primi in Italia rilanciare la tesi di complotto sul Coronavirus creato artificialmente, avvalendosi di testimoni non meglio identificati e fonti non proprio attendibili, come il Washington Times (da non confondere col Washington Post). 

Nonostante l’abbondanza delle smentite, che tratteremo meglio a breve, Liguori dà spazio nel format di approfondimento Fatti e Misfatti alle teorie del professor Giuseppe Tritto, presidente del World Academy of BioMedical Technologies (WABT), secondo il quale SARS-CoV2 sarebbe un virus chimera prodotto in laboratorio. Per completezza facciamo presente che si tratta di un urologo, anche se nella stessa associazione figura il virologo Giulio Tarro, il quale è lo stesso sostenitore di tesi non dimostrate sul nuovo Coronavirus.

Principio di autorità e pseudoscienza

Certo, la Comunità scientifica è di fatto unanime nello smentire una ingegnerizzazione, senza assolvere la Cina dai gravi errori commessi, non rendendo nota l’emergenza sanitaria tempestivamente. Di contro Tritto è un professore e presiede una associazione nel cui nome compare il termine «BioMedical».

Qui però siamo di nuovo al principio di autorità. Prima dei libri di divulgazione occorrerebbe farsi pubblicare degli studi scientifici in riviste specializzate, che applicano la peer review. 

A volte ritornano: la bufala del virus fuggito da un laboratorio

Tritto rilancia la definizione di «virus chimera» richiamando le suggestioni nate dal fraintendimento di una puntata del Tg Leonardo, subito collegato dai complottisti con la bufala del virus ingegnerizzato in un laboratorio di Wuhan. Questa tesi circolava già in altri media, basandosi su una ricerca che riguardava però virus dei topi, a cui erano stati innestati gli antigeni di un altro tipico dei pipistrelli; nulla che possa essere confuso col SARS-CoV2.

«SarsCov2 è definita una chimera ricombinate. Ciò significa che nasce da due ceppi diversi che unendosi originano un nuovo agente virale … I ricercatori hanno isolato due ceppi di virus, uno trasmesso dai pipistrelli e uno dai pangolini. Ma non ci sono possibilità che queste due infezioni si siano unite tra loro in maniera naturale».

Conosciamo il genoma virale da gennaio, con indizi poi confermati di una ricombinazione tra un ceppo dei pipistrelli e quello del pangolino. La filogenesi è stata studiata. I vari ceppi sviluppatisi attorno al Mondo sono stati isolati. Monitoriamo anche le mutazioni del principale antigene: la glicoproteina Spike (S).

Dove sarebbero le evidenze di una origine artificiale?

Tutto ciò che emerge dagli studi di qualità, prodotti da diversi team di ricerca in tutto il mondo, ci dice che il virus è emerso naturalmente. Si studia anche la sua evoluzione per zoonosi. Ma il Professore non vuole saperne: com’è possibile che ci sia stata una ricombinazione tra un Coronavirus dei pipistrelli e uno del pangolino?

«Il virus isolato nei pipistrelli è affine al 94%, quello riscontrato nel pangolino addirittura il 96%” … Nel nostro caso però, è molto difficile che i due animali siano entrati a contatto … Per avere una chimera ricombinante, un pipistrello avrebbe dovuto mordere il pangolino così a fondo da trasmettere il virus, il che è impossibile».

Sarà che questo virus si trasmette principalmente per via aerea e non coi morsi, manco fosse il Lyssavirus della Rabbia; sarà che il primo focolaio noto era un mercato, dove diverse specie animali venivano esposte promiscuamente, mettendo a contatto chi lo frequentava coi patogeni di diversi animali; sta di fatto che Tritto prima di fare affermazioni del genere in una trasmissione Tv, avrebbe potuto prima confrontare i ceppi studiati in laboratorio – magari assieme a un genetista – e altri riconosciuti naturali nei database internazionali usati dai ricercatori, come il GISAID, GenBank, Nmdc o Nextrain, riportando le evidenze di una ingegnerizzazione tramite studio peer-review. 

Spiegare il metodo scientifico al pubblico: lo stiamo facendo male

Al momento nessuno dei virologi e genetisti esistenti sul nostro Pianeta ha trovato riscontri. Difficile che questo si spieghi con un complotto. Chi ha le risorse per mettere tutti a tacere? Come si conserva una tale omertà? Sono domande che Tritto lascia senza risposta. 

Un libro venduto online o in libreria presentato come dimostrazione di una presunta “verità” in un tema così delicato, oltre a dare l’immagine distorta di un dibattito in ambito scientifico che in realtà non esiste, è un’altra occasione persa per un format televisivo di spiegare all’opinione pubblica l’importanza del Metodo scientifico, e di come si forma sul serio il consenso in questo ambito, mediante la pubblicazione di studi, sottoposti a revisione da parte di altri esperti.

Qualunque scienziato che si rispetti dovrebbe riportare le sue teorie di fronte alla Comunità scientifica, esponendo le sue ricerche allo sguardo critico dei suoi pari, attraverso riviste scientifiche e congressi. Comunicati ufficiali e interviste sensazionaliste lasciano sempre il tempo che trovano.

Open.online is working with the CoronaVirusFacts/DatosCoronaVirus Alliance, a coalition of more than 100 fact-checkers who are fighting misinformation related to the COVID-19 pandemic. Learn more about the alliance here (in English)

Aggiornamento: 01/08/2020

Nella prima versione scrivevamo «Inoltre, Tritto dimostrerebbe le sue idee in un recente libro: Cina Covid19 – La chimera che ha cambiato il mondo, edito da Macrolibrasi». In realtà il libro è edito Cantagalli, ma viene presentato nel sito Macrolibrasi, più precisamente una libreria online che ospita testi spesso non conformi alla cosiddetta “scienza ufficiale” di diverse case editrici, come Testamento per una Nuova Medicina Germanica e la sua nuova dimensione terapeutica di Ryke Geerd Hamer.

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