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Tra Cina e Stati Uniti è crisi nera, Pompeo: «Il mondo libero trionfi sulla tirannia comunista». Pechino chiude il consolato Usa a Chengdu

Dopo le minacce dei giorni scorsi, Pechino passa alle prime reazioni contro gli Stati Uniti, con cui i rapporti sono degenerati rapidamente a suon di accuse, soprattutto da parte del segretario di Stato Mike Pompeo, e di arresti di cittadini cinesi negli Usa accusati di spionaggio

La Cina ha intimato all’ambasciata americana di chiudere il consolato di Chengdu, nel Sud-Ovest del Paese, dopo che pochi giorni fa era partito da Washington lo stesso ordine per chiudere il consolato cinese a Houston. In una nota del governo, Pechino fa sapere che la decisione di revocare il consenso per il funzionamento del consolato americano è «una risposta legittima e necessaria alle azioni irragionevoli degli Usa e conformi al dirti e alle norme di base dei rapporti internazionali, nonché alle pratiche diplomatiche». Dietro la forma, c’è la sostanza dei rapporti ormai infuocati tra le due sponde del Pacifico. Nella scorsa notte, l’Fbi ha arrestato tre cittadini cinesi, che assieme a una ricercatrice di Pechino si erano rifugiati nel consolato di San Francisco. I tre sono accusati di spionaggio, assoldati, secondo la versione americana, dall’Esercito di liberazione cinese. Gli arrestati sono anche accusa di frode sui visti di soggiorno. Come riporta il Dipartimento di giustizia americano, nelle ultime ore sono stati interrogati altri soggetti in almeno 25 città che sarebbero affiliati segretamente alle forze armate cinesi, entrati negli Usa illegalmente.

Le minacce di Mike Pompeo

Ieri sera è stato il segretario di Stato Mike Pompeo a infiammare il fronte tra Cina e Stati Uniti, dopo che per mesi lo stesso Donald Trump ha accusato Pechino di essere responsabile dell’esplosione della pandemia di Coronavirus. Intervenuto in California alla Richard Nixon presidential library, Pompo ha esortato «il mondo libero» a reagire contro una Cina «sempre più autoritaria». «Se il mondo libero non cambierà la Cina comunista – ha detto Pompeo – la Cina comunista cambierà noi». Toni mai così duri da parte del segretario di Stato che ha parlato della necessità di «trionfare sulla nuova tirannia del partito comunista». Secondo Pompeo, la chiusura del consolato cinese a Houston era inevitabile, perché si trattava di un «covo di spie» che puntavano a ottenere segreti industriali. Durissimo anche contro il presidente cinese Xi Jinping, definito un «adepto di una ideologia totalitaria».

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