Piacenza, chi è Mary la compagna di Peppe Montella che spacciava con lui e si faceva raccontare i pestaggi: «Amore dove metto la cartellina coi soldi?»
Lui stesso, Giuseppe Montella, si considerava il capo della banda dei sei carabinieri della stazione Levante arrestati, tra l’altro, per tortura, estorsione e spaccio. E al suo fianco, nella vita ma anche negli affari, c’era Maria Luisa Cattaneo. La 37enne, coetanea del suo compagno, era a conoscenza di tutto ciò che faceva Montella, detto Peppe: dalle frequentazioni con i fratelli spacciatori Giardino ai soldi che arrivano nelle casse famigliari grazie alle attività criminali.
Dalle carte del tribunale di Piacenza si capisce che Cattaneo accompagnava Montella a prelevare quantità ingenti di hashish – in un’occasione addirittura mezzo chilogrammo – e, sempre insieme lo trasportavano nel garage «nella disponibilità della donna». Ma non si trattava solo di hashish: nella compravendita di stupefacenti, la compagna dell’appuntato avrebbe partecipato all’acquisto di alcuni grammi di cocaina.
Ma scusa, ma quella cosa di Davide, non ti servono i soldi?
Intercettazione in cui Cattaneo chiede al compagno se gli servisse del denaro da consegnare a tale Daniele per la cocaina acquistata
Il carabiniere, con la quale Cattaneo ha una relazione da circa quattro anni, avrebbe esercitato il suo ruolo di pubblico ufficiale per ottenere favori per la donna: Montella è riuscito a farle avere un pass per accedere alla zona a traffico limitato di Piacenza, diritto che spetta solamente a chi svolge funzioni di ordine pubblico.
Le discussioni sulle violenze commesse dal carabiniere sono frequenti. Montella le racconta dei pestaggi, delle quantità di droga acquisite e dei soldi. Lei lo assiste nella conservazione degli stupefacenti, «Te lo metto dentro un barattolo», e del denaro ottenuto dagli affari con i fratelli Giardino, «Amore questa cartellina con i soldi posso metterla nel baule?». Montella le risponde: «No amore mettila davanti perché mi servono i soldi, ho solo 50 euro. Anzi, sfilami da dentro 100 euro e poi quella la metti nel baule».
Ma va! Non lo scoprirebbero mai!
Risposta di Cattaneo al compagno che, riguardo alle microspie della Finanza trovate, ma credendo che le indagini riguardassero soltanto i fratelli Giardino, le dice: «Loro amore, loro non vanno mai ad immaginare che abbiamo sgamato le ambientali»
E ancora, sulle percosse perpetrate ai danni di un ragazzo di nazionalità egiziana, Montella racconta alla compagna: «Questo c’ha fatto penare. Mamma quante mazzate ha pigliato. Abbiamo aspettato là dieci minuti, siamo riusciti a bloccarlo, non parlava e ha preso subito due, tre schiaffi – dice a Cattaneo -. Ne ha prese amore, in caserma! Colava il sangue, sfasciato da tutte le parti. Un ragazzino del ’96, non ha detto ‘A». Lei non appare scossa dalla violenza dell’uomo.
Lo spaccio insieme
I due, spesso, spacciavano le sostanze in perfetto coordinamento e utilizzavano il garage della casa di Cattaneo, a Piacenza, come luogo di stoccaggio della droga. «Gli accadimenti illustrati – nell’ordinanza di custodia cautelare – dimostrano, tra le altre cose, come Cattaneo Maria Luisa sia totalmente consapevole delle attività illecite svolte dal compagno Montella e come non abbia alcuna esitazione nel mettere a disposizione i locali della propria abitazione per occultare lo stupefacente dallo stesso custodito».
Non ha mai mostrato il benché minimo ripensamento nell’appoggiare le attività illecite del suo compagno, condividendo con lui le strategie da adottare, le cautele da seguire e interessandosi della ripartizione dei profitti
Il Gip Luca Milani sulla condotta di Maria Luisa Cattaneo
Quando la situazione è iniziata a precipitare, con l’arresto di Matteo Giardino, Cattaneo dice al compagno: «L’altra volta m’hai detto: “Non mi fermeranno mai! Sono un carabiniere!”», e lui, riferendosi alla droga trasportata nella propria vettura, «Io in macchina non ho mai portato niente a Piacenza, amore. L’ho fatto due tre volte, ho preso quei soldi che dovevo e non l’ho fatto più». E invece la storia è andata diversamente: oltre agli arresti, il comando generale dei carabinieri ha azzerato i vertici locali dell’Arma.
Il comandante provinciale Stefano Savo, il comandante del reparto operativo Marco Iannucci e il comandante del nucleo investigativo Giuseppe Pischedda hanno lasciato l’incarico nel pomeriggio del 24 luglio. I tre non sono coinvolti nell’inchiesta ma, stando a fonti dei carabinieri, il trasferimento è stato disposto «per il sereno e regolare svolgimento delle attività di servizio e per recuperare rapporto di fiducia tra la cittadinanza e l’Arma».
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