La consigliera di Tricase vittima di insulti sessisti da parte di un collega: «In Consiglio mi hanno isolata. Ho dovuto cambiare il modo di vestire» – L’intervista
«Se non stai zitta ti violento», «Fai troppo poco sesso», «Sei andata a Roma per cercare i neg*etti, no?». Queste le frasi che il consigliere comunale Vito Zocco avrebbe pronunciato contro la collega Francesca Sodero del M5s di Tricase, piccolo comune di 17mila abitanti in provincia di Lecce, in Puglia. «L’ultimo insulto al bar davanti a diverse perone. Mi ha detto che, per calmarmi, avrei dovuto fare più sesso. Non ci ho visto più, così ho deciso di denunciarlo», ci racconta la consigliera.
«Non sono arrivate le scuse»
E, in effetti, a seguito della sua querela, è stato aperto un fascicolo per molestie. Prima gli insulti in commissione, poi in pubblico. I fatti si sarebbero verificati a partire dal 2018. «Mi sono sentita mortificata come donna» ci confida. Ma, nonostante tutto, quando le chiediamo se oggi accetterebbe le scuse, lei scoppia in lacrime: «Sì che le accetterei, non è mai troppo tardi».
«Ho cambiato il modo di vestire»
Quelle ai danni di Francesca Sodero – ci tiene a precisare lei – non sono mai state violenze fisiche «né mai ho avuto paura che potesse farmi della violenza carnale». Contro la consigliera, e forse è ancora peggio, in questi anni si sarebbe perpetrata una vera e propria violenza psicologica al punto da costringerla a cambiare abitudini: «Ho evitato gli stivali sopra al pantalone e fino al ginocchio, così da evitare “occhiatine”. Volevo evitare di dare spazio a questo tipo di uscite, non volevo dargli occasione. Se discutiamo di politica, poi, cosa c’entrano le battute a sfondo sessista o sessuale? Per sminuirmi? Per mortificarmi?», si chiede.
«Sono stata isolata»
Poi, come spesso accade in questi casi, non solo non è stata creduta ma è anche stata isolata: «Hanno fatto credere a tutti che mi inventassi le cose, che fossi una pazza. In consiglio comunale, tranne rari casi, mi hanno isolata. Sono passata per quella che voleva attaccare un povero uomo, un padre di famiglia, finito nelle grinfie di una perfida. Hanno detto che ero in cerca di visibilità. Si sono domandati come mai non avessi reagito a quegli insulti con veemenza, magari dandogli uno schiaffo. Come se, ancora una volta, fosse colpa mia. Mi hanno “condannata” perché ho un carattere affabile».
«Adesso non ci vediamo più anche perché l’amministrazione comunale è caduta» dopo le dimissioni del sindaco Carlo Chiuri. E comunque, conclude, «non ci parlavamo già da un po’ di tempo».
Foto in copertina da Facebook
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