La Polonia esce dalla Convenzione contro la violenza sulle donne. Per il governo è una minaccia ai valori polacchi
Varsavia fa sul serio. Almeno contro le sue donne. Dopo aver cercato ad aprile di inasprire la legge sull’aborto, una delle più restrittive d’Europa, ora l’esecutivo ultra conservatore ha deciso di far uscire il Paese dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Il governo guidato dal partito nazionalista di “Diritto e Giustizia” (PiS) inizierà ufficialmente il processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa.
Ratificata nel 2012 nella città turca dall’allora governo centrista dell’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, è considerata dalla maggioranza un “pericolo” per i valori polacchi. A dare l’annuncio è stato il guardasigilli Zbigniew Ziobro spiegando che secondo lui la Convenzione contiene «concetti ideologici» non condivisi dall’attuale esecutivo, fra cui quello sul sesso «socio-culturale» in opposizione al sesso «biologico».
July 25, 2020
Nata per proteggere le donne dalla violenza domestica, Zobro ha assicurato che anche con l’uscita dalla Convenzione la legge polacca in vigore tutela «in modo esemplare» i diritti delle donne. Ma già durante i mesi di lockdown il neo rieletto presidente della Repubblica Andrzej Duda aveva intensificato – durante la sua campagna elettorale – l’opposizione ai diritti Lgbtq+ considerati una «ideologia più distruttiva del comunismo».
Contro la decisione del governo si sono svolte negli ultimi giorni proteste nella capitale. Le donne polacche sono convinte che la decisione inciderà negativamente sulla loro situazione, soprattutto in famiglia. «L’obiettivo è di legalizzare la violenza domestica», ha detto una delle organizzatrici della manifestazioni, Magdalena Lampert. «PiS è l’inferno delle donne», recita invece uno dei cartelloni apparsi al corteo.
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