Bocelli: «Umiliato durante lockdown, l’ho violato. Si torni a scuola, ma senza mascherine» – Video
Durante il lockdown «mi sono sentito umiliato e offeso, nel momento in cui mi sono sentito privare della libertà di uscire di casa, senza aver commesso crimine alcuno». Così il tenore Andrea Bocelli, nel suo intervento durante il convegno “Covid-19 in Italia, tra informazione, scienza e diritti”, che si è tenuto in Senato, al quale sono intervenuti tra gli altri anche Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi.
Bocelli ha ammesso anche di aver «disubbidito volontariamente a questo divieto», perché non gli sembrava giusto e salutare rimanere in casa. «Ho una certa età – ha spiegato -, quindi ho bisogno di sole per la vitamina D». Il tenore ha poi aggiunto: «All’inizio del lockdown ho quindi chiamato Renzi, Salvini e Berlusconi, tutti quelli che conoscevo insomma, nel tentativo di creare un fronte trasversale, fatto di persone di buon senso, per fare qualcosa tutti insieme».
Il cantante ha poi attaccato duramente la decisione del governo di chiudere rapidamente le scuole, per non riaprirle fino alla fine dell’anno scolastico, a differenza delle discoteche «che si sono di nuovo riempite». Quindi ha lanciato un appello perché vengano al più presto riaperti gli istituti scolastici ma senza mascherine obbligatorie: «per riprendere i libri in mano. Non posso pensare che i nostri ragazzi, io ho una figlia di 8 anni, debbano trovarsi in classe con la mascherina».
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