«365 Giorni», lo strano caso del film più brutto dell’anno in cima alla classifica Netflix da settimane
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Sappiamo che parlandone non faremo altro che buttare benzina sul fuoco. Si sa, la curiosità è una brutta bestia, ma non parlarne sarebbe assurdo, vista la stranezza della faccenda. È stato lanciato sul mercato dello streaming come la versione polacca di 50 Sfumature di Grigio. Stiamo parlando di 365 Giorni – film del 2020 diretto da Barbara Bialowas e Tomasz Mandes – che, anche se disponibile su Netflix dal 7 giugno, solo nell’ultimo periodo è diventato uno dei lungometraggi più chiacchierati del momento. Dopo essere stato sul podio della piattaforma streaming, il film continua a macinare visualizzazioni e per questo, da più di un mese, rimane fisso nella Top Ten del colosso dello streaming.
La trama
La trama di questo fenomeno dell’estate 2020 è presto detta. Lampedusa. Massimo è figlio di una famiglia italiana immischiata nei loschi affari della criminalità organizzata. Durante un incontro con altre famiglie della mala, mette a segno alcuni accordi sul commercio di rifugiati, in particolare donne. In quell’occasione il padre di Massimo muore. Passano cinque anni e il ragazzotto diventa Don Massimo Torricelli. S’innamora di una donna vista a malapena all’aeroporto e decide di rapirla per farla sua. Si chiama Laura, è una ragazza polacca e Massimo vuole costringerla ad amarlo.
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Perché questo successo?
Da quel momento, per un’ora e mezza di girato, è un condensato di trash, che farebbe impallidire la Lory Del Santo di The Lady. Una sceneggiatura soft-porno costellata di machismo e sessismo, che più si va avanti con la trama e più ci si chiede: «ma perché?». Una colonna sonora che ricorda vagamente il film del 2015 diretto da Sam Taylor-Johnson, senonché, quando meno ce lo si aspetta, parte una hit inascoltabile. Spiegarsi un successo simile è fantascienza spinta.
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Tuttavia le vette più alte si raggiungono con i dialoghi. Da quel «Ti sei persa, bambolina?», una frase che torna spesso in conversazioni da dimenticare. Come quando Laura racconta di Marcello a un’amica: «Immagina un forte maschio alfa che sa sempre quello che vuole, uno che si prende cura di te e che ti difende, e quando sei con lui ti senti una ragazzina. Realizza tutte le tue fantasie sessuali, in più è alto un metro e novanta e non ha un filo di grasso sul corpo ed è stato modellato da Dio» dice la ragazza polacca. L’amica risponde: «Dio gli ha modellato anche l’uccello?». E anche qui ci chiediamo: ma perché?.
Un amore tossico, una relazione malata, costruita su stereotipi che si pensava fossero estinti come i dinosauri, eppure il film cannibalizza il resto del catalogo Netflix con disinvoltura. Gli ingredienti, alla fine, sono quelli giusti: sesso, soldi e sangue. C’è chi dice che prodotti di questo genere siano perfetti durante la stagione estiva: le persone hanno bisogno di leggerezza. Ci vorrebbe un limite a tutto.
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