Coronavirus, Zangrillo e i medici del convegno «negazionista» rispondono alle critiche: «Noi sinceri. Quelle di Galli dichiarazioni offensive»
Alberto Zangrillo non ci sta. Il primario dell’ospedale Raffaele di Milano non ne vuole sapere di essere definito «negazionista» per aver partecipato all’evento sul Coronavirus che si è svolto ieri, 27 luglio, al Senato. Allo stesso incontro c’erano anche, tra i medici, il virologo Massimo Clementi e il direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova Matteo Bassetti.
«Essere definito negazionista dopo aver visto personalmente ognuno dei circa 1.200 malati di Covid-19 curati al San Raffaele – dice all‘Adnkronos Salute – dopo aver lavorato notte e giorno fino al 18 aprile nelle 5 rianimazioni dell’ospedale e dopo aver personalmente trasportato malati gravissimi nel mio reparto, mi porta a considerare gli autori delle accuse quali persone in malafede, che si espongono al rischio di querela per diffamazione».
«Il medico – ha continuato Zangrillo – cura, dice la verità, si preoccupa responsabilmente, infonde coraggio e, se sostenuto dalle evidenze, esprime fiducia e ottimismo. Il medico ha una visione completa della complessa situazione sanitaria. Chi continua a scuotere la testa e allargare le braccia di fronte alle evidenze ha evidentemente altri interessi e farà presto una pessima figura».
Le risposte alle critiche di Galli
Clementi, da parte sua, si è detto «sorpreso ma non tanto» delle critiche arrivate dall’infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli, che ha parlato di «messaggi pericolosi» da parte di chi «non aveva titolo» per parlare di virus. «Sono dichiarazioni offensive», ha detto Clementi. «Su che base ha titolo per dire chi può esprimere opinioni di tipo scientifico? C’è chi sta pensando ad un’azione legale. Per me queste parole scivolano via e, come dicevo, non mi sorprendono».
«A questo punto la macchina del fango ha raggiunto livelli inaccettabili», ha dichiarato invece Bassetti. «Ci deve essere un pensiero unico nella scienza? Non mi piace un Paese così: la medicina ha bisogno di pluralità e fermento di idee». Anche Zangrillo ha commentato la posizione del medico del Sacco: «C’è, da parte sua, un testardo perseverare nel mantra “il virus non è cambiato”, affermazione che non significa nulla se non la si contestualizza. Caro Massimo Galli, come sai benissimo, i virus che cambiano non avvisano».
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