La competizione delle università italiane per accaparrarsi le matricole nell’era Covid con sconti sulle tasse e gadget
Fondi, tanti fondi per l’Università italiana che deve ripartire – e riaprire – dopo la serrata imposta dal Coronavirus. Il decreto Rilancio, convertito in legge lo scorso 20 luglio, racchiude un pacchetto di aiuti economici agli atenei: 173 milioni, di cui 8 destinati ad Accademie e Conservatori, che serviranno ad abbassare le tasse universitarie e a rimpinguare le borse di studio, e 112 milioni, di cui 50 già stanziati nel decreto Cura Italia, che andranno al sostegno economico di università, Afam – Alta formazione artistica, musicale e coreutica – ed enti di ricerca.
Per il settore della formazione e della ricerca che, negli ultimi anni, ha subito più tagli che investimenti, c’è però una clausola di salvaguardia: a novembre 2020 il ministero effettuerà un monitoraggio delle spese effettuate con possibilità di riallocazione dei fondi nel caso in cui un ateneo non rispetti le linee guida dei provvedimenti.
Voluti fortemente dal ministro Gaetano Manfredi, le misure seguono due direzioni: la prima, quella con più budget, riguarda esclusivamente la limatura dei costi universitari per gli studenti, la seconda – i 112 milioni -, dovrà essere impiegata per i servizi agli studenti, per mettere in sicurezza le sedi, ridurre il digital divide e investire negli atenei.
La gara tra gli atenei
E le singole università come stanno pensando di spendere, concretamente, queste risorse? L’urgenza appare quella di arginare un’emorragia di matricole: la pandemia ha stravolto i piani di vita di molti ragazzi, ricalibrando le priorità e portando incertezza nella progettazione del futuro. In un lavoro di ricognizione del Sole 24 Ore, sono raccolte le principali misure già deliberate delle università per provare ad accaparrarsi più studenti possibile per l’anno accademico 2020/2021. In questa competizione per le matricole, sono tre le macro-categorie di interventi scelti dagli atenei.
Riduzione tasse e aumento delle borse di studio. Abbattimento del digital divide. Fondi di sostegno generali, che vanno dai sussidi per gli affitti a sconti per il trasporto pubblico. Per una volta, sembra che non ci sia una predominanza nei servizi offerti agli studenti dagli enti del Nord rispetto a quelli del Sud. Piuttosto, la disponibilità di finanziamenti in mano agli atenei pubblici è più cospicua rispetto alle istituzioni private.
No tax area
La leva contributiva appare la misura privilegiata dai rettori: in molti hanno portato la soglia della no tax area ai 20mila euro di Isee. Le università di Cagliari, Firenze, Parma, Pavia, Messina, Palermo, Pisa, il Politecnico di Torino, La Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre, Udine, Verona hanno addirittura alzato la soglia a cifre superiori. Poi ci sono gli sconti basati sul merito: per le matricole vale il voto di maturità – alla Liuc Carlo Cattaneo si parte dal 94 -, per i ragazzi già immatricolati, a Verona e a Parma ad esempio, si considera il tetto minimo di 40 cfu annui per ricevere lo sconto.
I prestiti
Nella categoria di fondi generali, almeno due università hanno deciso di implementare un programma di prestiti d’onore, ovvero un finanziamento agevolato che permette di ricevere un sostegno economico per portare avanti gli studi. L’università di Teramo permetterà la restituzione in ben 30 anni dal momento della sottoscrizione, la Luiss Guido Carli di Roma ha optato per un rateizzazione del prestito in 12 mesi.
La dotta, la grassa, la rossa
Il primo aggettivo del motto di Bologna è proprio riferito alla sua università, la più antica in Europa. Il capoluogo emiliano è stata la casa di milioni di studenti nel corso della storia, provenienti da ogni dove per studiare all’Alma Mater Studiorum. Anche in questo contesto storico, l’università ha pensato a un forte programma di aiuti, tanto per le matricole quanto per i laureandi.
Si parte da un contributo che varia dagli 800 ai 2.000 euro per ogni studente in condizioni disagiate. Sim da 100 giga mensili – sempre nell’ottica della riduzione del digital divide – per chi ha un’Isee inferiore ai 35mila euro. La stessa soglia vale per i contributi destinati ai fuorisede per pagarsi l’affitto. E, infine, uno sconto di 100 euro per tutti per abbonarsi al trasporto pubblico locale.
Le province più colpite
Tra le aree più colpite dalla pandemia ci sono certamente Bergamo e Brescia. Per incentivare le iscrizioni, l’università bergamasca ha avviato il Top Ten Student Program, progetto che prevede l’esonero totale dalle tasse per gli studenti più meritevoli, più una tariffa agevolata per i trasporti pubblici. L’università di Brescia, invece, ha previsto l’esonero totale delle tasse per le matricole che si sono diplomate con 100 e 100 e lode – stessa misura adottata dalla Sapienza – e uno sconto sulla retta per chi ha già un fratello iscritto.
Sguardo al digitale
Non 100 giga come le sim fornite dall’università di Bologna, ma 60 giga: è la scelta della Bicocca di Milano che, però, dà in dotazione le schede per connettersi a internet a tutti gli studenti, a prescindere dall’Isee. L’università della zona Nord di Milano offre anche bonus da 100 euro per le matricole da spendere per l’acquisto di computer e tablet. L’università di Macerata alza il bonus a 300 euro e include negli acquisti possibili anche lo smartphone. Il bonus dell’ateneo marchigiano – valido per tutti gli studenti – è cumulabile con quello di 100 euro pensato per l’acquisto di libri.
Le private di Milano
Capitolo a parte meritano la Cattolica, la Bocconi e il San Raffaele di Milano: nell’ordine, la prima ha portato a 2 milioni di euro il Fondo Agostino Gemelli per gli studenti in difficoltà, più una manovra da 1,6 milioni per garantire la borsa di studio a tutti gli studenti idonei. La Bocconi ha istituito un Fondo Covid da 3 milioni per aiutare gli alunni più svantaggiati.
Il San Raffaele ha lanciato bandi per 1,2 milioni per la stessa causa. Cifre sopra il milione in aiuti diretti agli studenti in difficoltà, nel resto del Paese, le hanno stanziate soltanto La Sapienza, il Campus biomedico di Roma e il Politecnico di Torino e le università siciliane di Catania e Messina.
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