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Regole severe, riaperture graduali e mascherine: ecco perché in Italia (per ora) ci sono pochi casi rispetto al resto del mondo

Per il fisico Giorgio Sestili, l'Italia ha avuto un approccio più cauto alla gestione dell'epidemia. Ma i contagi torneranno: «Il periodo cruciale sarà settembre-ottobre»

Dal Belgio alla Francia alla Catalogna l’incremento dei casi giornalieri di Coronavirus sta aumentando il rischio di un ritorno a misure più restrittive. Il Regno Unito ha chiesto di mettere in quarantena i cittadini in arrivo dalla Spagna. Una situazione che appare molto più stabile in Italia dove l’andamento dell’epidemia è stabile. Mentre a febbraio veniva scoperto il paziente “uno” e ai primi di marzo l’andamento dell’epidemia era fuori controllo, ora l’Italia sembra essere l’unico Paese europeo risparmiato da una seconda ondata.

Riaperture graduali

«Uno dei motivi principali sta nel fatto che in Italia abbiamo avuto un lockdown più lungo rispetto ad altri Paesi e soprattutto la riapertura è stata graduale», spiega a Open il fisico e collaboratore del Centro di Ricerca e Sviluppo di Konica Minolta a Roma Giorgio Sestili, fondatore e curatore della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche“. La quarantena imposta agli italiani ha permesso di «ridurre enormemente la quantità di virus nel nostro Paese».

Prima la riapertura di alcune attività lavorative, il ritorno a una semi normalità e infine solo a giugno la ripresa degli spostamenti tra Regioni. «Il tutto è stato fatto in maniera molto graduale – aggiunge Sestili – e altre attività non hanno proprio riaperto in Italia». A differenza di altri Paesi, in Italia le scuole – fa notare il fisico – non hanno riaperto a giugno, così come gli uffici pubblici. Le persone in circolazione nel nostro Paese continuano a essere molto meno rispetto al periodo pre-lockdown.

Precauzioni e misure più restrittive

Ad aver fatto la differenza rispetto a un ritorno dei contagi, che in Francia negli ultimi giorni ha fatto segnare fino a un aumento di 1.000 casi giornalieri, sono state misure più severe. «Le mascherine sono obbligatorie in tutti gli spazi chiusi ma così non è stato in Francia fino a una settimana fa», chiarisce Sestili. «Non ci sono leggi cosi restrittive in Europa come in Italia e credo che questo sia un problema. Tutta la letteratura scientifica sta dimostrando che l’utilizzo delle mascherine può meglio contenere il virus e ridurre i contagi cosi come il distanziamento e le misure di igiene».

«Da subito il governo ha individuato gli elementi su cui puntare e le leggi sono state molto chiare su questo», dichiara il fisico. Nelle ultime settimane l’Italia ha dovuto affrontare nuovi focolai dovuti soprattutto a contagi da importazione. «Sapevamo che con la riapertura delle frontiere sarebbe tornato a circolare il virus. Ma c’è una capacità maggiore di individuare i casi, isolarli per tempo e ricostruire la catena dei contagi».

Con la riapertura della stagione estiva e turistica, ad esempio, il virus ha colpito con forza la Catalogna. «Abbiamo avuto fortuna. Anche da noi i turisti sono arrivati. Difficile dire cosa non abbia funzionato in questo momento in Spagna, ma sicuramente noi italiani stiamo imparando a convivere con il virus», dice Sestili ricordando come sia l’unica possibilità per evitare un nuovo lockdown totale.

«I contagi torneranno a crescere»

Per il virologo Andrea Crisanti l’andamento positivo dei nuovi casi è dovuto al basso numero dei tamponi. «Sicuramente i test non sono e non saranno mai sufficienti – afferma Sestili – ma allo stesso tempo credo che in questo momento circoli poco il virus in Italia e ce ne accorgiamo dagli ospedali e dalle terapia intensive».

Per il fisico – indipendentemente dal numero di tamponi – gli ospedali tornerebbero a riempirsi se l’andamento epidemiologico fosse quello dei primi mesi di epidemia. Tuttavia, aggiunge, «non dobbiamo stare tranquilli. I contagi torneranno a crescere come in tutti gli altri Paesi: è solo questione di tempo». 

Ma l’Italia si farà trovare pronta. «Gli ospedali si sono attrezzati, sono aumentate le terapie intensive degli ospedali, sanno come trattare i pazienti Covid». Su come affrontare un ritorno dei contagi, soprattutto in un periodo come settembre-ottobre quando si riapriranno le scuole e gli uffici, la strategia rimane quella delle tre T: testare, tracciare e trattare.

Negli Usa una gestione «scellerata»

Nel resto del mondo l’epidemia continua a colpire diversi Paesi con molta più forza. Ma – dice Sestili – dobbiamo distinguere due scenari diversi. «Negli Stati Uniti – dove assistiamo a un incremento dei casi – e in Brasile, l’andamento dell’epidemia è dovuto alle scelte scellerate dei loro capi di Stato. Trump si è rifiutato di fare un lockdown prolungato, e lo stesso nel Regno Unito che – rispetto agli altri Paesi europei – ha impiegato più tempo ad abbattere la curva».

In Paesi come l’India e il Sud Africa invece «l’ondata di contagi è arrivata più tardi e siamo ancora in una fase di ascesa e crescita dell’epidemia». Bisogna tenere conto delle« difficoltà interne nell’affrontare una situazione del genere». C’è, dice Sestili, «una mancanza di risorse per fare screening di massa e gestire le terapia intensive – spesso carenti – negli ospedali».

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