Su Marte con «Perseveranza»: così è ripartita la corsa al Pianeta rosso – L’analisi di Umberto Guidoni
Il 30 luglio è previsto il lancio di Perseverance, la sonda della NASA diretta verso Marte. Sarà il terzo lancio in un mese: dopo Emirati Arabi Uniti e Cina, anche gli Stati Uniti avranno un veicolo in viaggio verso il Pianeta rosso. Come si sa, l’assembramento è dettato dalle leggi della meccanica celeste, in base alle quali Marte e il nostro pianeta si trovano alla distanza minima ogni due anni.
Per questo, nell’ultimo decennio, la NASA ha lanciato sonde con cadenza biennale; stavolta, però, c’è qualcosa di diverso e l’affollamento delle rotte interplanetarie non è solo un fatto puramente tecnico ma è anche il risultato di scelte politiche. Lo Spazio non è soltanto un settore di forte innovazione tecnologica ma si sta trasformando, sempre più rapidamente, in un elemento di grande valenza economica e strategica.
Il futuro prossimo dell’impresa spaziale: dalla Luna verso Marte
Le tantissime imprese private, che sono diventate protagoniste in settori legati ai satelliti per telecomunicazioni, ai sistemi di lancio o alle infrastrutture orbitali, sono un segno tangibile dei cambiamenti in atto. Un altro segnale l’abbiamo avuto recentemente, con il lancio della capsula Crew Dragon: una compagnia privata che trasporta in orbita astronauti della NASA era impensabile solo dieci anni fa, all’epoca degli Space Shuttle.
Se miliardari come Musk, Bezos o Branson sono impegnati ad accaparrarsi i futuri “mercati spaziali”, non c’è da stupirsi che diversi paesi stiano mettendo in campo le migliori tecnologie per conquistarsi un “posto fra le stelle”. Lo abbiamo visto anche con la Luna, un’altra destinazione molto gettonata negli ultimi anni.
Sonde cinesi, europee, indiane, israeliane hanno raggiunto il nostro satellite negli ultimi anni e presto vedremo altri droni muoversi sulla superficie lunare, per preparare il ritorno dell’uomo e l’arrivo della prima donna sulla Luna. Almeno, questo è l’obiettivo più importante della NASA che, con il suo programma Artemis, punta a far allunare il prossimo equipaggio umano nel 2024.
Anche in questo caso, ci sono diversi paesi pronti a impegnarsi nell’esplorazione umana della Luna. Alcuni, come Europa e Giappone, saranno partner del programma americano; altri, come Cina e Russia, stanno pensando a programmi comuni e alternativi a quelli americani, con l’India che al momento sembra giocare da sola.
Cosa c’entra tutto questo con la corsa verso Marte? C’entra perché la Luna è solo una tappa, il vero obiettivo è l’esplorazione umana del pianeta rosso. Abbiamo studiato il pianeta con robot sempre più sofisticati, raccolto informazioni preziose sul clima, sull’evoluzione e sulle risorse e, grazie alla sonda Perseverance, avremo presto maggiori dettagli sulla presenza di vita passata e presente su Marte.
Possiamo affermare, con una certa sicurezza, che Marte è il pianeta più simile al nostro e, certamente, l’unico dove sarebbe possibile stabilire una presenza umana permanente con la nostra attuale tecnologia. Elon Musk vuole creare una colonia sul pianeta rosso per far diventare l’umanità una “specie multi-planetaria” e gli Emirati Arabi non nascondono l’ambizione di realizzare una “città marziana”; forse il traffico interplanetario di questi giorni è la prima avvisaglia che la colonizzazione di Marte non è più un tema per racconti di fantascienza ma può diventare un reale progetto sociale e politico.
Se la colonizzazione di un nuovo continente ha cambiato la storia dell’umanità, immaginate cosa potrebbe significare la conquista di un intero pianeta!
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